venerdì 29 febbraio 2008

MADRE PUTTANA

Tempo fa avevo inaugurato il filone “LA VIOLENZE SULLE DONNE. AVERCENE!”, oggi lo tiro in ballo nuovamente perché rimanere cieche davanti a certe notizie è sempre facile… soprattutto durante un periodo di scelte elettorali infarcito di tante promesse e di tanti bla bla bla che tentano di convincerti su questo o sul quel tema che ti sta a cuore. Quest’anno è la volta della legge sull’aborto.
Mi ero ripromessa di non affrontarlo fintanto che non mi fossi chiarita anche io le idee… e così continuo a fare, sebbene molte/i di voi mi chiedano via e-mail di parlarne e di prendere una posizione.
Il punto è che prima di parlare di feti e di embrioni bisognerebbe parlare di madri… di madri esemplari: una di quelle che ti vien voglia di lasciar cadavere per strada col ventre svuotato di tutti gli apparati riproduttori e passarci sopra con un rullo compressore per essere certe di non commettere l’insano errore di lasciarla respirare un secondo di più. E va bene che si avvicina Pasqua, altrimenti sarei piu cattiva... Ok, ok mi raffreddo un attimo e poi riprendo…
Stamane, me ne stavo tranquilla nel mio baretto preferito a sorseggiare il mio cappuccino quando, sfogliando il giornale, sono rimasta pietrificata con la tazzina a mezz’aria… a causa di uno di quegli articoli che chiunque amerebbe non trovarsi mai davanti agli occhi: a pagina 20 della Repubblica, un titolo a caratteri cubitale urlava: VENDE FIGLIA NEONATA PER UN TELEFONINO.
La madre in questione è una certa Barbara Sgambetterra che ha fatto del dogma femminista “il ventre è mio e lo gestisco io” la sua filosofia di vita, o come si direbbe in ambito aziendale la sua “vision”... eh si perché di questo si tratta di un’azienda che produce utili: la TROIAVACCA&PUTTANA srl.
Questa grandissima vacca (chiedo scusa alle vacche) non avendo abbastanza soldi per depilarsi le sopracciglia ha pensato bene di vendere la sua neonata ad una coppia di coglioni che non potendo avere figli decidono di comprarli sottobanco in cambio di un cellulare, 2000 euro e un’automobile. Questo è quanto vale una vita che non ha scelto di essere venduta al miglior offerente. Io un simili gruppo di rappresentanti del genere umano li avrei venduti per una sigaretta… tanto più che non fumo.
La ragazza (la puttana, insomma) si difende asserendo di essere stata costretta a farlo. Costretta? Costretta? Un attimo, cerchiamo di comprendere i confini epistemologici dell’affermazione perché altrimenti si rischia di cadere nel facile patetismo… perché le donne – quelle che diranno di lei “poverina” – staranno già facendo un cordone umanitario per aiutare la povera sgallettata ad uscire da quella che gli inquirenti hanno chiamato “contesto sociale degradato”. Si fa presto a dire che la storia è frutto della società!!!… cos’è da oggi ci siamo inventati un nuovo capro espiatorio su cui far convergere tutte le nostre colpe del cazzo??? No, proprio non ci sto. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità altrimenti qui non si comincia più e soprattutto non si finisce… nemmeno fra seimila anni.
Ritorniamo per un attimo all’affermazione “essere costretta”… mi chiedo spesso “chi” e “cosa” l’abbia costretta: una scopata troppo abbondante? Un’ingordigia fuori misura? Un orgasmo a cui non si può di re di no... o meglio una pianificazione aziendale? Perché vedete questa grandissima vacca (l’azienda è sua) nel suo essere mentecatta si ovviamente dimenticata di crearsi un potenziale alibi credibile: sarebbe stata infatti più convincente se avesse affermato di averla venduta per un pezzo di pane, per pagare l’affitto, per aiutare la madre morente. No, qui si parla di un cellulare, di soldi e di un’automobile nuova… e dunque siamo giunti alla reinvenzione dei nostri bisogni primari? E in virtù di questi nuovi bisogni “fondamentali” possiamo sentirci legittimate a simili azioni? No, vi dico io come stanno le cose.
Le cose vanno che… che la mia voglia di farla fuori è rimasta la stessa perché l’irrazionalità di certi eventi non può e non deve convincerci della loro plausibilità: siamo di fronte ad una puttana, di una madre puttana che ha venduto una parte di sé per soddisfare il suo bisogno di sentirsi ancora più troia a bordo della sua fiammante autovettura, di parlare come una strafiga davanti agli altri esibendo il suo nuovo cellulare. That’s all folk!!!
Forse se si fosse privata del suo televisore a colori, se avesse smesso di depilarsi le sopracciglia (cessa com'è, poi...) , se si fosse prostituita, se avesse chiesto l’elemosina… forse c’avrebbe fatto una figura più degna.
Certe troie andrebbero solo eliminate dalla terra o deportate in qualche ameno luogo dove comprendere il reale senso delle parole vita, amare, bisogno e sacrificio. Chissà se in questi casi sarebbe ipotizzabile, al pari dei pedofili, una castrazione chimica?

Ditemi la vostra, perché io ancora credo di non averci capito nulla.

Vostra Amanda

1 commento:

  1. Cara Amanda,

    sono assulutamente allineata, ma come tu ben sai non c'e' mai limite al peggio, e credo che ormai non ci si stupisce piu' di nulla, oppure dobbiamo riprenderci tutti quegli strumenti ormai desueti, fruste, manette ed altro, ma allora saremmo molto simili ad una pazza che ancora per pochi giorni e' a sanremo.

    Greta

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