mercoledì 30 luglio 2008

domenica 27 luglio 2008

L'ETERNO RITORNO... AGLI ISTINTI PRIMORDIALI


Non passa giorno che io non abbia conferme che spesso preferirei non ottenere mai, ma si sa il destino di certo non possiamo scegliercelo… e allora ogni cosa che arriva è benvenuta. Non capisco nemmeno io questa premessa, ma fra poco penso che tutto sarà più chiaro anche a me stessa.

Sabato scorso mi sono imbattuta nel solito articolo che non so neppure io come interpretare.
Il titolo era altamente filosofico: “Condi Rice: il mio vero sogno? Fare shopping”.(Corriere della Sera, 26 luglio, p. 15) Non sono certa di capire il perché il Corriere della Sera, tra le tante cose importanti a cui dare spazio, decida di metterci al corrente di un simile “scoop”. Mah!!!

Sebbene sia sempre presente a me stessa (non sapete che noia?!) ogni tanto anche io crollo davanti alle più imbarazzanti evidenze , e una nube di punti interrogativi improvvisamente sembrano addensarsi sulla mia testa in puro stile “Nuvoletta Famiglia Addams”.

La questione principale, quella che esplode con una violenza simile soltanto a quella di un rutto lanciato in aria tra un prosit e l’altro durante l’Oktober fest, riguarda quell’insignificante parola di sei lettere che tanto stupide ci fa apparire: “perché?” Si, ok, non è molto originale, però io davvero prima di andare oltre vorrei sapere “perché?”… si insomma, perché? Perché? Perché? Perché il desiderio di una vita di una donna debba essere sempre ridotto o ricondotto a quell’inutile esercizio fisico di origine uterina che ci spinge ad aprire il forzieri per dare sfogo al nostro insano desiderio di comprare l’ennesimo paio di scarpe o un qualsiasi straccetto costipato in qualche fetida boutique del centro?

Si tratta forse di un imprinting? Di un qualcosa di indissolubilmente legato al nostro essere donne? La risposta non giunge, eppure un tarlo mi rode in testa: perché la Condy-Condy spara minchiate del genere? Quale obiettivo avrà voluto perseguire asserendo di voler finalmente tornare a fare shopping rivolgendosi ad un’orda di scolarette australiane?

Io sono sempre stata dell’opinione che le parole avessero un peso specifico e quindi credo di essere legittimata a pensare che il suo voleva essere un insegnamento pedagogico, della tipo: “fate un reset alle vostre mete future, rivedete le vostre ambizioni… non perdete tempo a fare altro”. E d’altronde se è la stessa Condy a dirlo, immagino che lei stessa ci creda per prima.

Lo so, ognuna e libera di credere a ciò che vuole, ma perché allora non tenerselo per sé ed evitare di “infettare” la già malsana etica delle ragazzine d’oggi? Non ci è dato saperlo.

La questione richiama poi quell’odiosissimo determinismo bio-sociale che da oltre seimila anni stiamo cercando di scrollarci di dosso, ma che ad ogni piè sospinto confermiamo. Insomma, siamo forse nate per fare solo questo? È questo il nostro scopo di vita? È questo il fine ultimo che regola tutte le nostre azioni?

È questo il motivo per cui piuttosto che fare una decorosa carriera in fonderia, preferiamo sgambettare, mostrare tette e culo e farci mantenere?

Ma soprattutto perché continuo a farmi queste seghe mentali quando so già la risposta?

sabato 26 luglio 2008

LE VIE DEL SUCCESSO… SONO ALBERATE E PIENE DI MARCIAPIEDI.



La via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Questo diceva sempre quella sagoma deforme e ironica di mia nonna Adele... quella coi baffi.

Da piccola, tutte le volte che ripeteva questa tiritera io restavo lì, basita, col moccico penzolante dal naso e la bambola tra le braccia, cercando di comprenderne l’essenza fondamentale di quel monito, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a capirci una nespola (oggi sono educata!).

Dopo poderosi studi classici e seghe mentali provenienti da un’attenta disamina della natura umana femminile, oltre ad apprendere esclamazioni meno educate tipo “Cazzo, minchia e altre delizie!” cominciai a comprendere che il movimento evolutivo della cultura femminile assomiglia sempre di più ad il gioco dell’oca: quello strabiliante gioco per ragazzine starnazzanti in vena di apprendimento veloce dei “comportamenti vincenti”, in cui ad ogni passo in avanti corrisponde una ventina di passi a ritroso. E questa è senza dubbio la logica predominante del nostro agire.

Ogni tanto infatti il mio ottimismo, condito da opportune quanto chilometriche piste di coca, mi fa vedere cose che non esistono, prima fra tutte l’emancipazione. A sentirmi parlare sembrerebbe che io sia fissata con questa storia; a dire il vero invece io sono diventata allergica a questa parola… e a tutte le donne che amano farsi i clisteri con questo insignificante e obsoleto concetto vecchio come il cucco.

Non passa giorno infatti che io non senta o legga merdose affermazioni che tentano di ripristinare, rispolverare o riesumare questa parola con l’obiettivo di negare l’evidenza di fatti certamente più eloquenti di tante minchiate sparate a destra e a manca attraverso quel tubo catodico che collega le grandi labbra alle labbra grandi (l’analogia è stata gentilmente offerta dalla rivista scientifica “Neuroni. Avercene!!!” e dal Consorzio per la produzione del botulino).

Il buon gusto e la saggezza, si sa, non sono caratteristiche che ci appartengono, e questo risulta evidente con maggior forza se si considera che nonostante gli sforzi sovrumani degli stilisti siamo incapaci di vestirci, e che non siamo neppure capaci di pensare ed agire strategicamente senza inciampare nelle solite, vecchie, ma efficaci trappole poste qui e là tra un pompino sottobanco e una scopatina condita da penosa accondiscendenza e strabico opportunismo .

E per questo motivo che, malgrado gli apparenti sforzi per modificare la nostra immagine “sociale”, caschiamo a gambe all’aria sempre sulla stessa buccia di banana: la banana senza buccia dell’uomo “forte”… la cui grandezza è solitamente direttamente proporzionale alla grandezza del suo portafolio , e indirettamente proporzionale a grossezza del suo pisello. Perché, diciamocelo francamente, quando scegliamo il nostro uomo tutto ci interessa tranne le sue doti amatorie… tanto, comunque andrà, potremo abilmente simulare goduriosi guaiti, orgasmi multipli e complimenti disinteressati.

Quel che ci interessa è infatti il potere, ma sia ben inteso solo quello che crea orgoglio e fierezza, ovvero quello che evoca solo titanici sforzi e capacità sovrumane. Nessuna di noi, infatti, se ne andrebbe in giro ad ammettere di aver fatto carriera grazie agli ettolitri di sbobba ingurgitata furtivamente sotto la scrivania di chicchessia; certe cose è bene che rimangano perfettamente nascoste… perché non solo mammà non gradirebbe scoprire che sua figlia è una gran mignotta, ma perché ciò potrebbe rendere sbiadito il nostro talento, la nostra integrità e i nostri duri sacrifici.

“Mai abbassarsi ai compromessi, ma abbassarsi quanto basta senza che nessuno ci veda” è questo che devono aver realizzato due delle più discusse donne di quest’ultimo periodo: Condoleeza Rice e Mara Carfagna.

Apparentemente non associate da nessun comune denominatore, le due donzelle hanno recentemente vinto ex-equo il premio quale “Migliore performance politica a seguito di una fellatio con tanto di rancido topping”. Dopo la consegna del premio in pieno Red Light District (Amsterdam), Monica Levinski - la moderna pioniera del “tutto in un boccone e un po’ sul vestitino azzurro” - ha clamorosamente affermato: “sono contenta per loro, ma a me spettano i diritti d’autore e un posto in parlamento”. Come darle torto?!

Vi dirò, al tempo della comparsa di Condy sulla scena politica, mi ero spesso chiesta come avesse potuto una donna nera giungere ad un così alto livello di visibilità politica. Il suo sguardo di mastino napoletano, la sua mascella quadrata, i suoi costumati tailleurini e la sua intrinseca cessitudine mi avevano quasi convinto del fatto che il segreto del suo successo risiedesse nella sua prodigiosa intelligenza, nel sua innegabile bravura. Si, per un istante sufficientemente lungo avevo creduto che il tanto atteso riscatto della donna dal potere dell’uomo si fosse finalmente realizzato. Si, per un momento ho creduto a tutto questo, ma oggi tutto è crollato… come uno grattacielo spazzato via dall’onda anomala di uno tsunami. Non ci sono parole.

Discorso diverso va fatto per la nostra nazional-popolare Mara dagli occhi di cerbiatta. Lei, infatti, proprio non mi aveva proprio convinto dall’inizio. Insomma, va bene credere ai miracoli… ma una velina che diventa ministro esige una portentosa combinazione di Alzheimer, fiumi di Negroni e piste di coca a go-go.

Nel suo caso non c’erano proprio dubbi: le sue doti erano fortemente correlate a pali di lap-dance, ombelichi scoperti, tacchi alti e a secoli di palestra su esercizi a non più di mezzo metro d’altezza. Che poi, promuoverla alle Pari-opportunità è stato davvero paradossale. Cosa avrà voluto comunicare Berlusconi con una simile scelta se non ribadire che il modello di successo al femminile passa ancora tra le gambe di un uomo?!

Mara Carfagna c’è la fatta, ma io mi chiedo perché non darle il giusto premio: più che il ministero delle Pari opportunità io avrei pensato al ministero della Semplificazione maldestramente poi attribuito a Calderoli. Ecco si, Mara l’avrei proprio vista legittimamente in questo ruolo, perché come ha semplificato lei le cose non l’ha fatto nessuno. Tutte noi infatti dovremmo prendere esempio da lei, e per Dio (!) al diavolo tutto il resto: università, sacrifici, capacità reali, integrità, meritocrazia. Quello che serve oggi è solo una buona dose di coraggio, un paio di ore di palestra al giorno, silicone nei punti giusti, naso tappato e machiavellica determinazione. Più semplice di così?!!!

Ancora una volta, ahimé, ha trionfato il modello di donna che noi da tanto tempo stiamo cercando di scrollarci di dosso; quello della “donna-salvadanaio”… che si apre solo quando è pieno. Pieno di cosa? Fate voi,basta che luccichi, tintinni, sbrodoli , o che consenta di fare shopping selvaggio da mattina a sera e di fare invidia alle amiche. Noi abbiamo bisogno solo di questo.

Il resto, tanto per rimanere in tema, sono solo puttanate!!!
Ma non rammaricatevene care amiche, non è colpa nostra, è solo colpa di nostro padre… poteva lasciarci annegare nel fiume, e decidere di salvare solo il figlio maschio! Cazzo che mirabile lampo di genio!!!

Amanda

venerdì 4 luglio 2008

HILLARY CLINTON. SE NON CI FOSSI… BISOGNEREBBE RINGRAZIARE IDDIO.


Ultimamente mi sono convertita al buddismo. Deve essere così oppure quello che vedo non è il cadavere di una donna ma soltanto l’involucro raggrinzito di una bambola gonfiabile lasciato ai bordi di una discarica umana, politica e sociale. Beh, per quel che mi riguarda è sia l’uno che l’altra... e l’altra ancora.

Circa cinque mesi orsono avevo pubblicato una serie di post sulla nostra carissima “Hillary dalla fellatio in prestito” (l’aveva prestata a Monica, pensando di delegarle anche i mugolii per l’ottenimento di uno stage) preconizzando una debacle non solo politica, ma soprattutto personale. Poi mi sono seduta in paziente attesa che il teatrino della perfomance più rosa della Barbie in persona giungesse al termine. Dio che sonnolenza: tutto è stato così scontato… più di un collant smagliato.

Non ci sono parole per descrivere quello che è successo in questi cinque mesi; infatti non una parola è fuoriuscita … solo grandi e poderosi sbadigli per la serie “famo presto che è tardi!”.
E così, fra una convention e l’altra, da buona buddista, mi sono seduta lungo il fiume ad aspettare in paziente attesa… ad aspettare, vedere e ad ascoltare. Cosa? La fiumana di minchiate, le figure di merda, i tira-e-molla, le mise improbabili della donna che (a suo dire) avrebbe voluto essere la prima donna della storia a sedere nel trono della Casa Bianca… e per quel che ne so credo che ci sia pienamente riuscita… né più né meno esattamente come la sua amica Monica è riuscita a fare uno stage nel medesimo luogo: strisciando, o al massimo assumendo comode posture carpon carponi.

Con lo stesso slancio mistico di un kamikaze all’ultimo viaggio della speranza, ho dato fondo a tutte le mie energie pur di non perdermi nulla: ogni dibattito, ogni faccia-a- faccia, ogni vestitino variopinto, ogni ruga tolta con Photoshop dal viso della Clinton, ogni sua rocambolesca femminile mossa... per soffiare la candidatura democratica al giovane Barack. Il risultato? Due etti di cellulite su ogni coscia, un’emiparesi al subconscio e una ventina di pieghe da decubito post-zapping sul pollice destro.
A parte questo, tutto si è svolto nella più assoluta normale routine con uno strepitoso scivolone sul finale: doppio salto mortale senza rete sul manico dello scopettone di casa Obama. Quando si dice l’harakiri!!!

Non c’è nulla da fare: le donne, se proprio non possono farne a meno, amano scavarsi la fossa con le proprie mani. Quella della Clinton è talmente spaziosa che, si e no, c’entra pure quella brufolosa Chelsea e quel mitomane mezzo-addormentato di suo marito Bill. Insomma, più che una tomba, una fossa comune.
Come si sia giunti ad un simile risultato architettonico è un vero mistero; si vociferava infatti che la ragazza dal capello biondo (e la rana dalla bocca larga incorporata) avesse tutte le carte in regole per ottenere il millenario simbolo maltolto: un cazzo talmente grosso tra le gambe da far invidia al compianto John Holmes.
Eh si, non si può proprio dire che non ce l’abbia messa tutta per realizzare il sogno di tutte le donne del mondo: ottenere il certificato di donna più potente del globo terrestre, come emblema di un avvenuto riscatto da un passato iniquo. Ma ahimé le cose non sono andate nel verso giusto… e non sono andate nel verso giusto per una semplice ragione: perché non è riuscita (e come avrebbe potuto?) a creare attorno a sé il necessario consenso … delle donne. Le sarebbe bastato infatti il solo voto delle donne per assicurarsi la poltrona (braccioli in avorio, simil-pelle umana. Tutto compreso). Si, le sarebbe bastato che ogni donna avesse creduto nel suo “X factor” , nella possibilità di una rivincita globale.
E quindi? E quindi, capitolo chiuso: “è stato un piacere, arrivederci e grazie!”

Non neghiamolo, la ragione profonda di questo smacco si cela dietro al fatto che noi donne siamo di certo le creature più incredibili del pianeta terra… fosse solo per il fatto che passiamo tutto il nostro tempo a lamentarci per la nostra iniqua condizione sociale, senza peraltro dare soluzioni efficaci; ci incazziamo quando non ci sentiamo rispettate, ci detestiamo quando non ci sentiamo coese… ci innervosiamo molto di più (ma molto di più) soprattutto quando una strafiga qualsiasi non solo non ha la cellulite, ma si permette anche di indossare quel costumino sgambato oggetto dei nostri più reconditi desideri narcisistici.

Il punto è infatti che tra le nostre tante incapacità la più grande è di certo quella di non saper guardare lontano; non a caso il nostro sguardo rimane costantemente impigliato nelle calze a rete di quella grande zoccola che sta flirtando con quel mammone di nostro marito. Su questo o sull’immeritato successo della nostra collega di lavoro… di certo meno brava di noi ma sicuramente più troia di quanto sarebbe umanamente logico aspettarsi da una donna.
Che volete che vi dica? E' così: siamo poco, o per nulla, lungimiranti, e questo ci frega ad ogni piè sospinto in ogni ambito della nostra vita. Mal comune mezzo gaudio? No, manco quello, poiché siamo solo grandi uteri senza la benché minima presenza di neuroni collegati… altrimenti non si spiegherebbe la totale assenza ragionamento. Lo so, avrei potuto dire che siamo delle grandi teste di cazzo, ma poi ripensandoci ho realizzato che questo “complimento” sarebbe stato il più inopportuno degli eufemismi. No, meglio non rischiare… con tutte le malattie infettive che ci sono di questi tempi, potremmo anche rischiare di diventare intelligenti d’un sol colpo… e questo noi lo sappiamo, non è una virtù che ci si addice. No, proprio no!!!

I fatti lo confermano: di quando in quando il mondo e la storia ci offrono una possibilità di riscatto, noi siamo incapaci di coglierla cognitivamente, e questo soprattutto perché non riusciamo a spiegare alle nostre grandi labbra perché un’altra donna - di certo più fortunata e più in gamba di noi - possa o debba dirigere la nostra vita… e la questione si presenta così violentemente da annientarci psicologicamente, riducendoci ad un’orda di balene deliranti alla derive. Insomma, piuttosto la morte.

Ecco, a tal proposito, possiamo tranquillamente inferire che negli USA si sia compiuto il più grande suicidio collettivo di balene di tutti tempi… con buona pace della Weigth Watchers che invece le voleva magre, scolpite e pronte per la passerella di Donna Karan.
Anyway, deve proprio essere successo questo… altrimenti proprio non mi spiego il triste epilogo di una cronaca di una morte annunciata su un barattolone di peanuts butter. Oltre a ciò, possiamo anche affermare (senza far torto a nessuna) che le donne possiedono poco senso della storia e del tempo, perché non solo non capiscono una minchia low-fat delle rivoluzioni culturali ma non hanno neppure idea di quanto tempo dovranno aspettare perché un’altra donna riesca ad avere una simile opportunità.
Sapete, dopo la crisi isteriche dei suoi sostenitori ridotti sul lastrico, difficilmente qualcun’altra riuscirà a raccogliere fondi per la campagna elettorale. Si, ok c’è sempre Ophra Winfrey, ma capite c’è già voluto un miracolo per vedere un nero e una donna contendersi lo scettro di Miss Universo… che non oso immaginare quale calamità naturale potrebbe consentire la medesima chance ad una donna e per giunta di colore. No no, credo sia irrealizzabile!

La cosa strana è che, sbarellate come siamo, non siamo nemmeno dispiaciute per lo scampato miracolo; quello che vedo sulle nostre facce è infatti un sorriso beffardo come quello della ragazza che si è appena scopata il marito della sua migliore amica. Si, ammettiamolo, siamo un filino soddisfatte per aver impedito il successo di una nostra pari-stronza… così almeno per il momento quella ”cretina” ha avuto ciò che si meritava: il nulla condito di niente.

Ma le donne, si sa, sono creative e così, pur non avendo nulla in mano, se ne vanno in giro con la bocca larga a mistificare i contenuti di realtà; c’è chi sostiene che agli uomini piacciono le donne grasse, chi si vanta di fare a meno degli uomini, e chi ancora – come nel caso della Clinton - si dice soddisfatta di aver ripiegato sul ruolo di vice di un uomo di colore. Contenta lei… Contenta? Non saprei.
Cerchiamo di vederci chiaro, perché va bene “fare di necessità virtù”… ma la sodomia non è di certo uno stile di vita accettabile. La Clinton infatti con la stessa mente infeltrita delle sue elettrici (e delle donne in genere) piuttosto che farsi ricordare come la donna che sfidò il potere maschile, sarà ricordata come la sguattera bianca del presidente nero. Bingo, cara Hillary!!! Adesso non abbiamo più dubbi, ci hai convinto: noi, come te, contiamo come il due di briscola. Peccato che stiamo giocando a poker.
La mossa più femminile che la Clinton potesse fare è stata compiuta: piuttosto che uscire di scena con la grandeur di un vero statista (vedi Al Gore) ha pensato bene di agire con l’utero aperto e la bocca spalancata, accettando non senza orgoglio di donna di fare la segretaria di Barack. La sua vice, ovvero il posto più ambito dagli uomini di potere che presagiscono l’immanente dipartita dell’anziano presidente. .. peccato che Obama sia 10 anni più giovane di lei. La matematica non è mai stata la materia preferita dalle ragazze.

Le donne, oltre alla menopausa , sono spesso vittime di una sindrome da presenzialismo coatto, per cui invece che togliersi dalle palle, sparire dalla circolazione e rinascere a nuova vita più forti di prima (semmai lo fossero mai state) preferiscono mettersi il grembiulino e fare i mestieri di casa… come se nulla fosse, ma soprattutto come se ciò rappresentasse una vittoria.
Questo in sintesi è quel che è accaduto, ma non c’è da stupirsi… d’altronde ognuno ha ciò che si merita: la Clinton l’aspirapolvere di casa Obama, le donne americane una gran fetta di torta alla panna con cui mettere su un altro etto di cellulite… e a gli uomini una grassa risata. Very very fat
Solo un avvertimento world-wide a tutte le donne: fate un favore all’economia mondiale, tornate tra i fornelli di casa, alle crinoline, ai pizzi, ai fazzolettini lanciati in aria, agli opportuni svenimenti, alle gambe divaricate… e a tutte le altre cazzatelle di cui ci siamo rese protagoniste in questi millenni.
L’evoluzione non è una cosa che ci riguarda. Konrad Lorenz l’aveva detto: le oche sono incapaci di apprendere. E noi non facciamo eccezione.

Amanda