domenica 27 luglio 2008

L'ETERNO RITORNO... AGLI ISTINTI PRIMORDIALI


Non passa giorno che io non abbia conferme che spesso preferirei non ottenere mai, ma si sa il destino di certo non possiamo scegliercelo… e allora ogni cosa che arriva è benvenuta. Non capisco nemmeno io questa premessa, ma fra poco penso che tutto sarà più chiaro anche a me stessa.

Sabato scorso mi sono imbattuta nel solito articolo che non so neppure io come interpretare.
Il titolo era altamente filosofico: “Condi Rice: il mio vero sogno? Fare shopping”.(Corriere della Sera, 26 luglio, p. 15) Non sono certa di capire il perché il Corriere della Sera, tra le tante cose importanti a cui dare spazio, decida di metterci al corrente di un simile “scoop”. Mah!!!

Sebbene sia sempre presente a me stessa (non sapete che noia?!) ogni tanto anche io crollo davanti alle più imbarazzanti evidenze , e una nube di punti interrogativi improvvisamente sembrano addensarsi sulla mia testa in puro stile “Nuvoletta Famiglia Addams”.

La questione principale, quella che esplode con una violenza simile soltanto a quella di un rutto lanciato in aria tra un prosit e l’altro durante l’Oktober fest, riguarda quell’insignificante parola di sei lettere che tanto stupide ci fa apparire: “perché?” Si, ok, non è molto originale, però io davvero prima di andare oltre vorrei sapere “perché?”… si insomma, perché? Perché? Perché? Perché il desiderio di una vita di una donna debba essere sempre ridotto o ricondotto a quell’inutile esercizio fisico di origine uterina che ci spinge ad aprire il forzieri per dare sfogo al nostro insano desiderio di comprare l’ennesimo paio di scarpe o un qualsiasi straccetto costipato in qualche fetida boutique del centro?

Si tratta forse di un imprinting? Di un qualcosa di indissolubilmente legato al nostro essere donne? La risposta non giunge, eppure un tarlo mi rode in testa: perché la Condy-Condy spara minchiate del genere? Quale obiettivo avrà voluto perseguire asserendo di voler finalmente tornare a fare shopping rivolgendosi ad un’orda di scolarette australiane?

Io sono sempre stata dell’opinione che le parole avessero un peso specifico e quindi credo di essere legittimata a pensare che il suo voleva essere un insegnamento pedagogico, della tipo: “fate un reset alle vostre mete future, rivedete le vostre ambizioni… non perdete tempo a fare altro”. E d’altronde se è la stessa Condy a dirlo, immagino che lei stessa ci creda per prima.

Lo so, ognuna e libera di credere a ciò che vuole, ma perché allora non tenerselo per sé ed evitare di “infettare” la già malsana etica delle ragazzine d’oggi? Non ci è dato saperlo.

La questione richiama poi quell’odiosissimo determinismo bio-sociale che da oltre seimila anni stiamo cercando di scrollarci di dosso, ma che ad ogni piè sospinto confermiamo. Insomma, siamo forse nate per fare solo questo? È questo il nostro scopo di vita? È questo il fine ultimo che regola tutte le nostre azioni?

È questo il motivo per cui piuttosto che fare una decorosa carriera in fonderia, preferiamo sgambettare, mostrare tette e culo e farci mantenere?

Ma soprattutto perché continuo a farmi queste seghe mentali quando so già la risposta?

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