domenica 25 gennaio 2009

RAGIONE 3: I NOSTRI TRAGUARDI FANNO ACQUA DA TUTTE LE PARTI. ANZI LATTE!


Aiuto, è tornato il KKK!!!!
Ci sono cose - cose terribili intendo, anzi direi “innominabili” - che al solo sentirne l’odore ci riportano indietro nel tempo procurandoci ferite difficili da sanare. Anche un solo acronimo basta ad azionare questo terribile meccanismo psicologico.

Questo cari amici è successo a me quando, navigando su internet, mi sono imbattuta sulla temutissima KKK.

Per chi non lo sapesse, questo acronimo sta per Ku Klux Klan, ovvero il movimento razzista che in particolare nel sud degli Stati Uniti, intorno agli anni '50 e '60, terrorizzò la gente di colore con assassinii, violenze, soprusi e prevaricazioni. Di fatto il KKK si opponeva al movimento dei Civil Rights, che attraverso una forte sensibilizzazione dell'opinione pubblica, affermava la parità dei diritti tra bianchi e neri e contro la loro segregazione che di fatto era considerata lecita nel paese. Grandi opinion-leader come Malcolm X e Martin Luther King, pagarono il loro coraggio con la morte. Ma con i loro discorsi e le loro azioni, riuscirono a svegliare la coscienza di milioni e milioni di bianchi degli Stati Uniti D'America, che appoggiarono la popolazione nera per affermare l'uguaglianza e garantire pari diritti a bianchi e neri.


Ottima partenza, direte, ma cosa c’entra tutta questa pappardella copia-incollata da Wikipedia con la tettona in calce?

La risposta è: assolutamente nulla… salvo per il fatto che KKK è anche la misura di quel prodigio archi-tettonico che le regge quel paio di tonsille infiammate. Cosa? Come? Ah, non sono tonsille?

Urca, avete ragione… che sbadata, trattasi in realtà di una coppia di aerostati lanciati dalla NASA per il controllo del testosterone sulla globo terrestre. È questo oppure sono soltanto un paio di tette… e più precisamente le tette di Sheyla Hershey.


Brasiliana, 28 anni all’anagrafe (27 in meno al centro per la misurazione del QI) Sheyla è salita sul gradino più alto dell’ambitissimo Guiness dei “Primati”… si, insomma degli uomini scimmia. Sapete, quelli col pelo, con la clave e la caverna a conduzione familiare…

Beh, ecco lei “La cosa” ce l’ha fatta!!! Dopo “solo” 8 operazioni (di certo moltiplicazioni. Le radici quadrate nessuno è più capace di svolgerle. ndr) è riuscita a raggiungere la KKK, ossia una coppa tre volte extra large, ovvero XXXL, oppure XL XL XL, oppure XXXLLL. Detto in altre parole il suo seno è per il 50 % completamente di silicone… ed ha la forma di una schedina del totocalcio. La misura del suo seno è infatti una “tredicesima” (notate l’arguto gioco di parole, eh! Ah ah ah… e su, ridete!!!).

Cara la mia povera, dolce, coglionazza, oltre alla smisurata sequenza di orgasmi multipli auto-prodotti dal guardarsi allo specchio, adesso avrà anche un paio di zavorre da portarsi dietro vita natural durante.

Questo semplice “effetto” di certo Miss-sento-una-vacca-ipertrofica non l’aveva mica considerato. Ma allora a cosa “non” avrà pensato ESSA all’atto della sottoscrizione del contratto chirurgico che avrebbe sollevato i medici da qualsiasi responsabilità in caso di eventuali reclami? Questo noi non lo sappiamo.


Ah, com’è vero, com’è inesplorabile la mente umana, com’è complessa la materia grigia… Si, non si può mai essere sicure di cosa possa passare nella mente di una donna… ma noi questa volta lo sappiamo: nulla. Dicesi nulla, uno spazio vuoto sfortunatamente attaccato ad una vagina. Tranne alla mia, perché io – lo confesso - da tempo ho fatto richiesta per diventare amorfa come la Barbie. Ma non ditelo in giro, potrebbero citarmi in tribunale per emulazione fraudolenta. Quando si dice che la vita imita l’arte!


Ma torniamo a Sheyla, e a tutte le donne che modificano se stesse, perché – ne converrete - non si tratta del “quanto” grandi siano le tette, le labbra e le altre labbra, quanto del “perché” si ricorra a queste modificazioni.

Per quanto mi riguarda, infatti, Sheyla e la Parietti pari son… e, vi dirò, per me potrebbero anche rotolare anziché camminare. Sono invece curiosa di capire la “meta”, l’obiettivo che frulla random nella testa (avete visto, non usato più “mente”) di una donna come Sheyla. Questa è la mia ipotesi.

Ad occhio e croce, considerando la scarsità di sinapsi dotate di senso, essa deve essersi morbosamente attaccata ad una serie di luoghi comuni che tanta poca fatica ci fanno compiere in termini di ginnastica intellettuale.

E difatti, quando non sappiamo che dire, sapete in uno di quei classici momenti di palese imbarazzo – tipo in ascensore in compagnia di uno sconosciuto – siamo solite dire cazzate del tipo: “che tempo oggi!!! Non sai mai come vestirti. E se piove, e ti copri, magari dopo mezzora viene fuori un sole tremendo e sudi come una scrofa”.

Altre invece si limitano a spippolare col cellulare facendo finta di ricevere improbabili telefonate erotiche del tipo: “bambino cattivo, appena ti vedo ti dò le tottò sul culetto… e poi giochiamo alla Gelmini e al provveditore agli studi… mmm, siiiiiiii”.

Altre ancora, sospinte dal desiderio di fare bella impressione, colgono l’occasione per fare conversazione “colta” su argomenti di sconfortante attualità, del tipo: “La teoria endosimbiontica fu articolata per la prima volta dal botanico russo Konstantin Mereschkowski nel 1905. Mereschkowski era già a conoscenza del lavoro svolto dal botanico tedesco Andreas Schimper, che, avendo osservato nel 1883 come la divisione dei cloroplasti nelle piante verdi ricordasse quella dei cyanobacteria, aveva proposto (in una nota a piè di pagina) che le piante verdi derivino dall’unione simbiotica di due organismi. Nel 1909 lo Zoologo Umberto Pierantoni formula la teoria della simbiosi fisiologica ereditaria. Successivamente, Ivan Wallin estese l’idea di un’origine endosimbiontica anche ai mitocondri, nel 1920. Tutte queste teorie furono inizialmente tralasciate o confutate. Analisi più dettagliate di cianobatteri e cloroplasti, effettuate grazie al microscopio elettronico, e la scoperta che i plastidi e i mitocondri contengono un proprio DNA (che fu riconosciuto come il materiale ereditario degli organismi) portarono a una rivalutazione della teoria negli anni Sessanta L’ipotesi endosimbiontica fu esposta e diffusa da Lynn Margulis

Di solito questa viene accoppata tra il secondo e il terzo piano di un qualsiasi stabile. Anche in assenza dell’ascensore.


Ma la nostra ragazza bovina non fa nulla di tutto questo. No, lei se ne resta zitta zitta per tutto il tragitto meditando … e continuando a meditare. E fa questo per almeno un paio di mesi, fino a quando la sinapsi giusta – stanca di rimbalzare a vuoto – produce un’intuizione formidabile: l’unico modo per evitare imbarazzanti silenzi in ascensore è quello di occupare tutto lo spazio disponibile nel suddetto cabinotto.


Cazzo, la ragazza è sveglia!!! Non c’è che dire, Ma il progetto è più facile a dirsi che a farsi. Infatti, dopo essersi iscritta alla facoltà di architettura, preso una specializzazione in domotica, comincia a comprendere che l’idea di un ascensore mono-uso è impraticabile. Nessuna azienda sana di mente l’appoggia… e dopo vari brevetti caduti nel dimenticatoio, giunge alla soluzione delle soluzioni.

In gergo viene detta “la variante islamica” che recita: “se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto.”

La frase comincia a rimbalzarle nella testa… e rimbalza e rimbalza amleticamente quasi come un’ossessione: Maometto o non Maometto? Maometto o non Maometto?

Passano i mesi, gli anni e finalmente quell’iniziale dubbio le rivela la soluzione.

Dopo anni di sofferte meditazioni, il dubbio si era trasformato… da “Maometto a non Maometto?”, a “ma o metto o non mo metto?”, e la risposta giunse definitiva: mo metto, mo metto!!!



E così - salvando capra e cavoli, con la botte piena e la moglie ubriaca, tanto va la gatta al lardo… - la nostra Sheyla con soli 2 kg di silicone risolse il problema di una vita. Infatti dopo l’ultima operazione, non vedeva neppure i fianchi.

Melius abundare quam deficere, si direbbe in questi casi. Ma io continuo a chiedermi perché non esportiamo questo concetto anche al cervello?


Certe questioni sono destinate a non ricevere risposte. Ahimé!

Amanda

martedì 20 gennaio 2009

RAGIONE 2: PRENDIAMO SEMPRE LE STRADE SBAGLIATE




La carriera delle donne è solo una questione di botta di culo. E chi più ne ha, più ne metta.


Sono lont-ani i tempi in cui Cicciolina e Moana Pozzi fondarono il Partito dell’amore. Ve lo ricordate? Nelle buone intenzioni di quegli “ani multi uso” c’era infatti l’intenzione tardo-romantica di riesumare l’obsoleto slogan anni ‘70 “fate l’amore, non la guerra”… ma loro, a dire il vero, l’avrebbero fatto a modo loro, ovvero distribuendo malattie veneree nelle linee nemiche dove non si troverebbe neppure un’aspirina scaduta. Figuriamoci un antibiotico.


Recentemente, qualche cerebroleso dichiarò di poter vincere la guerra in Iraq distribuendo pilloline blu-viagra in cambio di un paio di pallottole in meno nelle loro cartucciere. Qualcuno ci provò, ma l’unico risultato effettivo è stato l’incremento delle importazioni di DVD porno… e delle pomatine contro le tendiniti della mano destra… per uso eccessivo di attrezzi da falegname.


Il 2009 sarà certamente l’anno delle tardone. Con questo termine un po’ “ambizioso” definisco tutte quelle donne che hanno cominciato a fare le cose giuste al momento sbagliato. Sapete, io sono una giusnaturalistica; penso che ci sia un tempo per tutte le cose e perciò me la godo ad osservare i fallimentari tentativi di qualche buona donna che dopo aver dato tutto (tette, culo, ano e cellulite in abbondanza) ed aver preso senza parsimonia (come ha sprecato lei il silicone non l’ha fatto nemmeno la Intel) tenta il colpo gobbo provando a cambiare la propria filosofia. Dal materialismo al nichilismo.


Lo so, il discorso potrebbe apparire impegnativo anche a chi, come Nietzsche, ne fece un baluardo del pensiero del ‘900… e così vi risparmio le pappardelle e vi parlo delle stelle fisse, delle stelline e delle starlette. Ma non perdiamo di vista Frederich…
Negli ultimi anni, infatti, la nostra cavalla golosa – reinterpretando gli elementi portanti della teoria dell’Eterno ritorno – è tornata e ritornata a noi (certe sfighe hanno il marchio DOP), prima trasformandosi in stilista, poi in qualcosa molto simile ad una Carfagna bis. Ma facciamo un passo indietro e affrontiamo il periodo “creativo” dell’attrice (perdonaci Meryl… come abbiamo osato definirla così?!).


Ad ogni modo, al tempo del suo exploit “stilistico”, la Marini – dopo aver ballato tutto l’oscenamente rappresentabile al Bagaglino, causando al contempo un set invidiabile di ernie ai suoi ballerini, costretti sera dopo sera a trasportarla da un punto all’altro del palco senza che ella muovesse un solo muscolo – decise di concedere le sue cellulitiche dita alla morbidezza di una mina B, provocando un subitaneo incremento delle vendite di matite della Faber Castelli. Ma la nostra ragggazza è tenace e, alla faccia di chi ha dedicato anni e talento a questa professione, si prepara a lanciare la sua linea di lingerie in un evento a cui sfortunatamente mi toccò assistere in preda al bisogno di vedere il miracolo… che non avvenne mai. Certe prese per il culo è bene non perdersele mai…


Il giorno prima del defilé, nella conferenza stampa in cui aveva convocato tutti i potenziali interessati, aveva detto più o meno qualcosa del tipo: ho creato questa collezione pensando alle donne che, come me, amano sedurre con sensualità, semplicità e un tocco di ironia. Vi dirò, a sentirla parlare, mi parve di percepire che forse avremmo avuto molteplici occasioni per ricrederci sulla sua indole.


Il giorno dell’evento, invece, all’ingresso ci viene data una sportina dorata “elegantemente” accessoriata da un cornetto in plexiglass finto-diamante contenente il depliant e un perizoma strizza-culo con un diamantino sul culo. Comincio a storcere il naso, ma resto calma e prendo posto. La platea è gremita di gay all’ultimo stadio di leccaggio non richiesto e divi di ogni estrazione. C’era anche Simona Ventura, che al tempo non si perdeva neppure una cresima.

La musica comincia, le indossatrici escono una alla volta. Che dire? Rimasi senza parole, e soprattutto perché di quella tanto millantata semplicità non ve n’era neppure traccia, anzi mi sembrava di assistere al casting dell’ultimo film di Rocco Siffredi dal titolo altamente evocativo “Puttan tour in taglia 40”. Mi credereste se vi dicessi che i bordelli di Pigalle al confronto parevano degli educandati? La ragazzina platinata, infatti, confuse maldestramente sensualità con sessualità, e quest’ultima con pornografia. I pochi etero che ebbero il piacere di assistere lasciarono sul tappeto un ettolitro di bava seborroica, mentre i tanti gay prenotarono il 90 % del campionario per la finale del Drag-queen Award. Poi tutti applaudirono e io scivolai di culo su un’inopportuna chiazza di nonsocché di girini impazziti. 2 mesi dopo scoprì che ero rimasta incinta.

Da allora, ogni donna si è scoperta più troia di prima… e miracolo dei miracoli, senza neppure andare in Grecia.


Dopo “fortunati” intrallazzi con quel manzo di Cecchi Gori, Valeria approda all’Isola dei famosi… alla canna del gas. È bene noto, infatti, che se non sei attaccata alla suddetta bombola difficilmente rinunci al trucco per due settimane. In questo frangente, tutto il mondo può finalmente ammirare l’assenza di photoshop e della spessa coltre di trucco che la caratterizzava, realizzando che forse sono stati frodati vita natural durante. Cazzi loro! Ecco, questo mi piacerebbe dire, ma, invero, credo che siano cazzi nostri perché, come già sapete da quasi una settimana, la signora Marini si è chiaramente espressa circa i suoi progetti futuri: diventare un clone intelligente di Mara Carfagna.

Non si può certo dire che manchi di ambizioni, ne converrete, ma stavolta la porchetta a due gambe ha deciso di compiere un doppio salto mortale: essere credibile agli occhi degli italiani e riuscire ad ottenere una spintarella da quel nano minidotato di mr Banana.


Sulla questione “credibilità” non ci sono dubbi; neanche con un trapianto di cervello abnorme riuscirebbe a convincerci che in lei ci sia qualcosa di vero che non sia una farcitura al rosmarino… senza contare che, visti gli alti e bassi dell’incipiente Alzehimer, forse non ci crederebbe nemmeno lei. Insomma, questa creatura di quali argomenti potrebbe farsi portatrice? Si, ok, volendo potrebbe dar vita al movimento per l’apertura delle case chiuse, o al limite fare istanza presso l’alto commissariato per la diffusione della mortadella in tutti i paesi islamici. E se poi non ci riesce? E se poi ci impongono di mangiare il kebab fino alla morte? E se finiamo tutte con il burqua? Insomma, se non è riuscita a convincere Cecchi Gori a sposarsela, come può pensare di convincere noi a votarla? Oltretutto, non c’ha nemmeno fatto toccare le tette…


Sulla questione “spintarella” sono invece più possibilista: dopo aver promosso la Carlucci, Iva Zanicchi, la Carfagna, la Brambilla, la sua massaggiatrice, le gemelline, la sua colf e il resta nugolo di fan “disinteressate” pronte al leccaggio isterico, dopo tutti questi buoni esempi di cittadinanza illustre è possibile che anche la Marini ce la possa fare ad ottenere l’ambita poltrona. Una poltrona capiente, intendiamoci… buona per farci stare lei e le sue moina da cretinetti all’ultimo stadio prima della paresi facciale. Chissà se la pagherebbero per farla tacere? Mistero!


A questo punto però, credo che mr B dovrà cambiare il nome al suo partito: da PDL a IDV. No, no frenate…avete capito male, nell’Italia Delle Veline non c’è posto per nessun altro. Lo spazio disponibile è stato tutto messo a disposizione del comitato per protezione del bovino femmina in odor di menopausa. Contenti loro…

Vostra Amanda

venerdì 9 gennaio 2009

RAGIONE 1: NON SIAMO MIGLIORI DEGLI UOMINI...


Stacanovismo d’altri tempi. Meglio darsi all’uncinetto

La gentil donzella nella foto - di cui potete apprezzarne i morbidi lineamenti e quel sorriso magistralmente celato sotto quell’aria da leggiadro Pittbull mescolata con quello di certe maliarde spagnole la notte prima della corrida – si chiama Manuela Terracciano.

La sua biografia ufficiale la vede, sin dalla tenera età di 7 anni, impegnata fattivamente a lavorare nell’azienda di famiglia… e questo a scapito di una sana educazione religiosa che le avrebbe consentito di girare il mondo a cavallo di una paio di comodissime infradito in pelle.

Le cronache del tempo la immortalano, 8 anni dopo, per le vie dei Quartieri spagnoli alla ricerca di una buona estetista capace di eliminare dal suo volto quella sottospecie di manubrio di folte sopracciglia nonché quel set di borse contraffatte alla base degli occhi. Sapete, lavorando senza mai staccare un attimo si va incontro a noiosissimi inestetismi tra cui un’obesità psicosomatica di livello A (Aridaglie quanto magni piccina mia!)

Superata l’annosa questione delle scuole superiori, la zuccherosa Manu si lascia convincere dal padre (dietro lauta mancetta) ad entrare nell’azienda Chez Mariano, inizialmente come semplice segretaria addetta al centralino e alla sparizione di un numero impressionante di pastarelle dal vassoio della break-lounge.

Ben presto, grazie a innate doti di persuasione coatta, comincia prediligere attività più, diciamo, femminili tra cui la trascrizione di SMS in linguaggio cifrato, passando – in men che non si dica - al settore “pizzini & intimidazioni”; settore certamente più confacente a quel suo prodigioso talento creativo, ma soprattutto alla sue mise da camionista incazzata nonché a quell’aria da bava alla bocca circondata da orecchie, naso e bocca.

Grazie al suo indomito spirito di sacrificio e agli straordinari risultati di performance, nel 2005 - a soli 19 anni - viene premiata dalla Repubblica Italiana quale Cavaliere del lavoro per aver organizzato la più grande campagna intimidatoria per la regione Campania e per aver consegnato personalmente più di 1500 pizzini nell’arco di 24 ore, saltando a piè pari colazione, pranzo e cena. Quando si dice l’abnegazione femminile!

Un anno dopo, colta dal fuoco divino per la mis-conoscenza (al Sud nessuno sai mai niente di niente) si inscrive alla facoltà di lettere e filosofie dell’Università Federico II, decidendo perentoriamente di mandare affanculo la filosofia e di concentrarsi solo sulle lettere: lettere ricattatorie, lettere di minaccia, lettere natalizie al plastico, lettere di licenziamento in bianco e filologia necrologica. Immaginate, nell’arco di un paio di mesi ne scrisse almeno cinquecento, alcuni dei quali sono entrati nella storia del premio Pulitzer. Ecco il più famoso: “Oggi è venuto a mancare Pasquale Furfarielli, noto negli ambienti malavitosi col soprannome di O’ Previdente. I parenti e gli amici tutti lo ricordano per una delle sue massime: non credo in una vita ultraterrena, comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio.”

L'anno scorso, annoiata dai ritmi troppo lenti e dalle routine operative, comincia ad orientarsi verso una nuova rinascita professionale che la vedrà nel settore “uso e l’abuso di armi”. Papà Salvatore non poteva desiderare miglior destino per la sua “uagliuncella e papà”.

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni di approdare ad un job profile di assoluto prestigio, l’intera operazione naufraga miseramente, e questo soprattutto a causa della scelta sbagliata dell’arma. Si sa, l’arma bianca è sempre stata appannaggio delle donne e lei, onde evitare eventuali addebiti con la giustizia, decise infatti di farsi assumere presso le Circque du soleiel con mansioni di lanciatrice di coltelli, contribuendo attivamente all’estinzione di tutte le bagasce-tutte-cosce-e-tette-stile-moulin-rouge nate appositamente per stare ferme a far da bersaglio. E così, tra un funerale e l’altro, decide di buttarsi a capofitto nel giro delle armi da fuoco.

I giorni passano velocemente, i mesi e le stagioni si succedono in modo elettrizzante tra rapine, ammazzamenti e regolamenti di conti, e la nostra Manu dal cuore tenero (detestava la sofferenza… per questo si era specializzata nei “colpi di grazia” alla nuca) pur risultando abile nel tiro, non smette un attimo di esercitarsi al poligono di tiro. Si vocifera che trascorresse non meno di 14/15 ore tra profili di carta e cavie umane. Strano a dirsi, però, non si sente pienamente realizzata. Noi donne, lo sappiamo tutte, siamo dolcemente complicate, sempre più emozionate… lascia stare!!! Insomma, sente che le manca ancora un ultimo step al raggiungimento dell’agognata perfezione… e poi sarebbe stata felice. Come darle torto? E d’altronde è troppo facile colpire un bersaglio immobile… insomma, e che ci vuole?!
Il suo sogno nel cassetto era infatti colpire il bersaglio senza prendere la mira… cosa mica facile, ne converrete?
Ma un giorno, il destino decise di correrle incontro.

Napoli, dicembre 2008. Si apprestavano i preparativi per il capodanno, e un gruppo di madri di famiglia – stanche di farsi sodomizzare a gratis dai loro mariti, anche durante le feste comandate – escogitarono un piano machiavellico: indire uno “Sciopero dell’amore” nei confronti di quei mascalzoncelli che avrebbero deturpato l’aria del primo gennaio con una serie di petardi cinesi manco buoni per far saltare in aria un cardiopatico. Ah, cosa non si fa per una serata ad uncinetto a spignattare bucolicamente!

Ad ogni modo, questo gruppo di furbette suffraggette avevano coniato anche un motto: botti a capodanno, astinenza tutto l’anno.
Ora, a parte il pessimo afflato creativo dello slogan, l’idea risultava maldestra in sé; insomma, immaginate quante altre donne (magari in astinenza da una vita) avrebbero potuto approfittare di un nugolo di maschi arrapati in cerca di un buco qualsiasi dove posteggiare il passerotto annoiato… e di certo la nostra bimba non è che fosse proprio Claudia Schiffer.

Manu, infatti, inorridita da questo lassismo e da questa indolenza lavorativa tipicamente meridionale non perse occasione per comunicare al mondo intero, che al Sud, tra tanti fannulloni, qualcuno lavora. Anche la notte di capodanno. Altro che sciopero!!!

Peccato, davvero tanto, che la cretinetti mancasse di una certa "vision" delle cose… insomma, cambiare specializzazione all’ultimo momento non è mai positivo! Cazzo! Ci vuole, come dire, una certa capacità di gestire il cambiamento… e poi, scusa, da che mondo e mondo le pallottole vaganti fanno business?

Io certe donne proprio non le capisco: fanno sempre un gran casino per superare gli uomini e poi mi cascano nel "dolo eventuale". Che spreco di talento!

Fortunatamente, cara Manu, avrai tutto il tempo per rifarti il corredo ereditario… magari a strisce. Ma non temere, io pregherò per te: Santa Maria Capua Vetere, pensaci tu. Amen.

9 BUONE RAGIONI PER SOPPRIMERE L’8 MARZO

Inauguro oggi una serie di post dal titolo altamente criptico “9 BUONE RAGIONI PER SOPPRIMERE L’8 MARZO: OVVERO, TUTTO QUELLO CHE CI OCCORRE SAPERE PER SALVARE LA MIMOSA DA INUTILI DEFORESTAZIONI PRIMAVERILI IN UNA DOMENICA COME LE ALTRE”
Il nuovo anno si è aperto con un inno alla bellezza chirurgica, ma conviene non fissarsi su queste cose… potrei essere accusata di pubblicità occulta di imbarcazioni pneumatiche per nautica da diporto.
State in campana!!!

sabato 3 gennaio 2009

LE AMBIZIONI DI LADY FRANKENSTEIN



Il 2008 si è concluso in bellezza… benché il termine “bellezza” non renda esattamente l’idea di ciò cui vorrei parlarvi.

Il 2008 è stato l’anno dei primati… e dei neandertaliani, sì, insomma degli uomini-scimmia. Tra questi - tra quelli di sesso femminile - ha spiccato certamente lei: Brigitte Nielsen, ovvero la Lady Zeppelin degli anni ’80 per la sconcertante rassomiglianza delle sue protuberanze bovine con le generose forme aerostatiche.

Dopo un ventennio trascorso balzando da un letto all’altro dei più noti cerebrolesi muscoloidi di Hollywood, la danesina tutta tette e… e… e basta ha deciso di associarsi al club delle devote di Lourdes per chiedere un miracolo: tornare bella come a vent’anni. Non vorrei dire, ma io la Nielsen di vent’anni me la ricordo, eccome: era un mix anoressico di asse da stiro visto di profilo, orecchie a sventola stile Dumbo, e denti da castoro stile Cip e Ciop. Così era, ma non sono certa che ella alludesse a questo nel suo progetto di rinascita fisica. Si, solo quella… perché dalle boiate che le sono fuoriuscite dalla bocca non è possibile pensare a nessun altra variante.

Che dire dunque di lei? Emigrò negli USA per fare fortuna e lì – dopo aver fatto da musa ispiratrice alla Foppa Pedretti per l’appendino anatomico – si imbatté e si sbatté nelle siliconate gambe di Sly (ancora in evidente stato confusionale per la vasta gamma di ruoli recitati. Rambo, Rocky, Rambo 2, Rocky 2, Rambo 3, Rocky 3, Rambo 4, Rocky 4… e così via fino alla vecchiaia).

Dopo un paio di film che hanno lasciato traccia nei sottoscala di qualche sventurata videoteca, la carriera della nostra vacc… ehm, mucca a due zampe cominciò a subire un “imprevedibile” discesa… eh sì che più volte aveva conteso l’Oscar a Meryl Streep.

Giunta al livello “scava-scava, al quinto marito, al quarto figlio, e alla settima misura di reggiseno, Gitte è stata colta da quella che il mondo della scienza esatta definisce come “intuizione”... - femminile, ovviamente - meglio nota come la quadratura psicologica del circonferenza (il cerchio si sa è una figura piena… e lei di pieno ha solo le tette, perché il cervello ahimé è un monolocale sgombro). Ella, infatti, non essendo più soddisfatta del suo corpo ha farfugliato neurologicamente (“pensare” non è un concetto che le appartiene) qualcosa come una rinascita fisica che potesse darle nuovo slancio… e io che pensavo che un salto da un’irta scogliera potesse bastare. Mai disperare; magari un giorno deciderà di “tirarsi” anche un colpo in testa…
Siamo tutte in fremente attesa di questo giorno.

Vi dirò, non è che la notizia della Nielsen mi abbia entusiasmato, ma visto che lei si è data tanto da fare per comunicare al mondo intero il suo QI (in letale concorrenza con quella della Stone)… perché perdere questa buona occasione di parlare dello stato di avanzamento della regressione intellettiva di “certe” donne (cazzo, quanti genitivi!)? Non mi riferisco ovviamente alle comuni mortali, ma solo a quelle che hanno i soldi per far vedere quanto sono coglione… eh già perché i soldi servono davvero per tutto.

Ad ogni modo, me ne stavo tranquillamente su una banderuola di pc, quando improvvisamente mi imbattei sulla foto di codesta creatura (vedi sopra). Nessun sgomento, intendiamoci, solo una domanda, alla quale non riesco a dare ancora risposta: “perché?”
Dopo varie seghe mentali – accompagnate da corposi orgasmi creativi – sono giunta ad alcune formidabili ipotesi:
1 - Perché la nostra eroina (chissà quanta ne avrà sniffata per accettare un simile contratto) ha tutt’ad un tratto deciso di darsi al cinema gotico di stampo positivista tardo-ottocentesco (il gusto per l’orrido ha ancora qualche estimatore!);
2 - perché la carne è debole… e soprattutto cascante, floscia ed altre ameni aggettivi relativistici. Il buon Einstein aveva perfettamente compreso l’imbattibilità della forza di gravità… hai voglia di carrucole!;
3 - perché con il ricavato dalla vendita del grasso in eccesso potrà contribuire attivamente alla costruzione di un centro di benessere mentale per attricette cagne buone solo per il cinema muto (che nostalgie d’essai!);
4 - perché Playboy l’ha già prenotata per un inserto scientifico dal titolo altamente filosofico, quale: “Reminiscenze adolescenziali di una vacca al suo ultimo tentativo di risalire la china fantascientifica”;
5 - perché Sly ha deciso di fare il sequel della Mummia senza spendere un dollaro per il trucco e gli effetti speciali;
6 - perché – in fin dei conti - sono cazzi suoi… soprattutto quelli di quegli imbecilli che avranno modo di elaborare su di lei fantasia pedofile;

ma soprattutto perché il lupo ululà… e Brigitte “ululì”.

E se pensate che questo sia il peggio che ci possa aspettare… state in campana: potrebbe piovere!

Buon 2009!!!

Ps: dite alle vostre figlie e alle vostre compagne di non imitarla. La Coldiretti ha perso il suo ricorso contro le quote latte. La CE ha detto che in Italia ci sono già troppo vacche.