sabato 29 marzo 2008

SANTA SANTANCHE'. IO CREDO... IO CREDO CHE VOTERO' LUXURIA


È circa un mese che i politici hanno cominciato a rompere le ovaie (oggi sono per le pari opportunità), ipotizzando venti di novità e rivoluzioni a 360 gradi su tutto il sistema politico e sociale italiano. Io sono sempre molto attenta a tutto, ma questa storia della rivoluzione a 360 gradi mi sa un po’ di fregatura anche perché un po’ di geografia astronomica l’ho dovuta imparare pure io e quindi se non erro, ruotando a 360 gradi si torna esattamente al punto di partenza… con l’aggiunta di un conato di vomito post-capogiro.

All’interno di questa logica del “gioco di prestigio e del nulla di fatto” si inserisce un’amena figura di donna che a suo dire a compiuto anch’essa una rivoluzione culturale con lo stesso mirabile risultato: “l’eterno ritorno” alla posizione di partenza. Il suo nome è Daniela Santanché, ma pochi sanno che in realtà il suo cognome è Garnero. Ma la notizia del secolo è che è nata il 7 aprile… e cioè esattamente il giorno cui sono nata anche io. Non la trovate una grandiosa coincidenza: due scassacazzi nate lo stesso giorno!

Ok, basta con i facili entusiasmi e torniamo a bomba: la rivoluzione culturale della donna di destra secondo il verbo della Santanché. In questo mese ho letto qui è la di lei, anche perché ella ha fatto di tutto per salire agli onori della cronaca con tutta una serie di affermazioni che mi hanno lasciato perplessa.
La prima perplessità riguarda la sua identità; insomma, la Daniela è una donna, un uomo o un trans? Io francamente non l’ho ancora capito. Non è che la presunta divinizzazione del suo ego l’ha resa una e trina? Lo ammetto, è spiazzante alla mia tenera età avere dubbi di questo tipo, ma più mi sforzo e più m’infogno.

Fisicamente, siamo di certo in presenza di una donna… e anche una bella donna. Oddio, che dire bella potrebbe essere facile per qualsiasi donna che sia sottoposta a dosi massicce di botulino, stiraggi, tiraggi, tiranti, carrucole estetiche, massaggi drenanti e shopping frenetico nel quadrilatero della moda milanese nella speranza di trovare una mise da strafiga che sappia sedurre gli uomini e rendere invidiose le donne.
I problemi sorgono invece proprio a livello dell’immagine complessiva che la Daniela (oh sister!!!) vuol darsi e con la quale vorrebbe catturare, convincere e persuadere l’elettorato zomboide e deambulante tra un voto utile e un voto inutile… che poi è lo stesso, visto che la sbobba avrà lo stesso sapore del polpettone natalizio riesumato in occasione delle vacanze pasquali. L’immagine della Santanché è, per dirla in termini filosofici, il nuovo manifesto dell’ermeneutica politica… ovvero del peso delle interpretazioni e del trionfo del “così è … se vi pare”… pur di non scontentare nessuno.
Tanto per cominciare, se una la sentisse parlare senza minimamente collegare il cervello potrebbe pensare che la Santanché sia la prima donna candidata premier, e questo soprattutto perché a suo dire il suo partito ha riconosciuto in lei “il miglior uomo”. No, scusate, il miglior uomo??? E che ne è stato del riconoscimento della donna? Dove cazzo è andata a finire la donna? Ma soprattutto, se lei è il miglior uomo, non oso immaginare a quale branco di donnicciole appartenga Francesco Storace e company? E ancor di più, ma questo deve essere letto come un complimento? Sembra proprio di si, perché la Santanché spiega “Credo che sia veramente una rivoluzione. In passato si è sempre fatto uso delle donne come specchietto delle allodole, strumento nelle mani dei maschi.” … e questo voi come lo chiamereste? Come chiamereste un gruppo di uomini senza palle che candidano alla guida di partito una donna in quanto miglior uomo? Non ci vedete un che di strumentale? Non credete che venga riaffermato nuovamente il successo della figura maschile e l’implicita debolezza di quella femminile?

La Santanché infatti per non deludere chi vede in lei la scontata “donna con le palle” (ormai inflazionata perché la donna non si vede all’ora del cambio d’abito, quanto all’ora del coiffeur o del make-up) si presenta alla convention in giubbotto in pelle nera e pantaloni attillati. Non ci sono dubbi : quello che lei desidera è che gli altri vedano in lei un uomo e non una donna. Ma allora dove sta la rivoluzione? Sta forse nel fatto che finalmente ci sarà una donna che penserà alle donne come già lo fanno gli uomini? La risposta è si.
La verifica giunge puntuale quando , alla domanda “cosa farebbe per le donne”, la Santanché risponde candidamente: “cercherei di risolvere il problema degli asili, promuovendo gli asili condominiali. Poi mi occuperei dei trasporti: sappiamo bene cosa vuol dire portare i bambini all’asilo, in palestra… poi sgravi per le baby-sitter: perché la badante si può dedurre e la babysitter no? Infine farei una battaglia per equiparare gli stipendi.”

Cazzo che intuizioni!!! Che slancio di sano femminismo!!! Ho come l’impressione che la nostra emancipazione corra sul filo di problemi esistenziali, quali:
- gli asili condominiali. Ps: per chi non lo sapesse, questa invenzione presuppone che le mamme, a turno, decidano di fare il lavaggio del cervello a figli degli altri… in modo tale che l’educazione sia pedagogicamente sempre in mano alle solite stronze che poi si lamentano dell’impressionante incremento dei mammoni e, per converso, della scarsa presenza di veri uomini.
- I trasporti. Inizialmente credevo che volesse parlare dei problemi della viabilità… no, lei pensava al “ cosa vuol dire portare i bambini all’asilo o in palestra”. Cara Daniela, io proprio non ci arrivo, ma cosa cazzo significa portare i bambini all’asilo se non caricarli sull’auto e portarli all’asilo? Cosa c’è di così trascendentale? Bisogna davvero fare una lotta politica, o non semplicemente ripristinare gli scuola bus che tante mamme detestano solo perché non permettono loro di invadere tutte le strade della città all’ora di punta, scorazzando come tante strafighe sui SUV per portali fino alla porta dell’asilo. Io semmai proporrei una legge per l’uso di un lanciafiamme anti-mamme-allarmiste- scassacazzi davanti alle scuole.
- Equiparazione degli stipendi. Ottimo, bingo, geniale. Ed io donna dovrei votarla per questo?
Insomma che ne è stato della rivoluzione promessa? Ma cosa vado a pensare; come tutti gli uomini di destra l’unica rivoluzione riguarda se e solo stessi. È strano infatti che il programma della Santanché non contempli, ad esempio, un ruolo più attivo delle donne in politica, di emancipazione verso modelli culturali innovativi che non contemplino uno scassamento di coglioni ai maschi… o i celeberrimi “calci in culo col tacco 12”. Lei è infatti – a suo dire - l’unica donna degna di stare in politica, visto che le altre sono solo gatte morte, veline e donne in posizione orizzontale… mentre lei è l’unica donna con le palle e al contempo una strafiga da urlo. Lei è la sola donna-donna-uomo che poi in un raro momento di lucidità, affrontando il problema delle donne in politica, asserisce candidamente: “(le donne) hanno tutte la sindrome dell’ape regina: vogliono essere le sole. Io le peggiori cattiverie le ho avute dalle donne (chissà come mai. Ndr). Siamo delle iene, impregnate di sentimenti come la gelosia e l’invidia. È difficile che una donna riconosca a un’altra donna di essere brava.” Sante parole Santanché… parole che ovviamente neanche tu riesci ad evitare. Infatti quando l’intervistatrice le chiede “Ma Illary (Clinton), le piace o no?”, lei risponde ovviamente “Non la stimo. È una donna strumento dei maschi.” Grazie, tesoro non l’avevamo capito. Grazie davvero!!!
In un’altra intervista (rilasciata sul Corriere della Sera) dice che l’unica donna che stima in politica è Rosy Bindi… e ci credo, perché voi la Bindi la considerereste una donna? E se Si, da quale coiffeur si serve, ma soprattutto da quanto ha smesso di leccarla in giro?

I dubbi lievitano a dismisura, io sono stanca… e ad ogni tentativo di liberarmi di questa misoginia, mi riscopro sempre più vicina al desiderio di diventare una Cereal Killer… che contengono tanta crusca e ti fanno stare permanente al cesso. Certe stronze proprio non le sopporto. E voi???

sabato 22 marzo 2008

IL MODELLO DI DONNA DI POTERE: L’ALTER EGO. Il caso Spitzer

È di questi giorni lo “scandalo” di quel puttaniere di Spitzer: il classico moralista del cazzo che predica molto bene e razzola catastroficamente. Se, infatti, egli fosse stato un uomo comune, nessuno avrebbe fatto caso alle sue scappatelle extra-coniugali… ma siccome egli era l’uomo forte del nuovo moralismo-falso bigotto–a stelle-e-strisce tutta la faccenda ha assunto un altro appeal.
Io francamente un uomo così non lo biasimo perché le corna sono una faccenda privata oltre che essere – dopo la morte – un fatto di evidente democraticità: non ci sono persone che scampano al suo allettante richiamo cosicché oggi non si possa dire che siano solo gli uomini a perpetrarlo. Anche noi donne, infatti, siamo campionesse di tip-tap e di salto in lungo da un letto all’altro, perché gli uomini tradiscono con altre donne… e di solito queste donne stanno con altri uomini.

L’argomento di oggi è invece la donna dell’uomo di potere, ovvero colei che, subodorando le potenzialità del giovanotto cesso-brufoloso (di solito non sono mai adoni), mettono un’ipoteca su tutta una serie di oggetti di lusso e di prerogative ad esclusivo appannaggio di uomini ricchi e potenti. I politici, di solito appartengono a questa “casta”. Le loro donno invece appartengono ad un’altra classe: quella dell’Alter Ego.

La prima di queste è stata la stessa Clinton, che in tempi non sospetti perdonò a quel cesso di Bill un pessimo pompino ad opera di un’oculata Monica. Quest’anno, a dieci anni dal pompino più famoso d’america, i democratici (guarda caso sempre loro) fanno il bis: la moglie del governatore di NY, Elliot Spitzer, ha vinto un copricapo d’alce grazie al prelibato contributo di una 23 enne di gran lunga più figa di quel cesso della Levynsky.
Ma chi è costei? Si chiama Silda Wall, in arte Spitzer, ovvero colei che - se opportunamente calcificata, immobilizzata e truccata ad arte - assomiglia tanto a quelle belle statuine che riempiono senza un ordine preciso tutti gli spazi disponibili del cattivo gusto di casa nostra, o in qualche tomba egizia. Per la serie: “c’è ma è come se non ci fosse”, la sua presenza nell’universo degli esseri umani è infatti un mistero perfino per lei stessa… almeno così avrà qualcosa di cui interessarsi durante il passaggio dallo stato solido a quello gassoso.

Che dire di lei? Sicuramente che l’elemento che la contraddistingue è il dubbio. No, non cominciate a fraintendere: la nostra SildaSusan Storm, per gli amici - non ha dubbio alcuno su cosa mettersi per il “Quando party?” che il marito le ha organizzato al fine di spedirla fuori dalle palle. No no, i suoi dubbi sono di tipo “esistenziale” nel senso che, dopo aver sposato l’uomo della sua vita(?), comincia a farsi delle paurose masturbazioni mentali per chiarire a se stessa se in tutta la questione ella sia la cacciatrice o la preda. Roba da paleolitico!
La questione – da tempo dibattuta sul National Geographic - non è affatto irrilevante se si considera la qualità degli stati emotivi che seguirebbero all’una o all’altra risposta, ma soprattutto la quantità di crampi alla mascella che potrebbero occorrere per mantenere intatto quel sorriso compiacente e del tutto fittizio.
Ma prima di farci le meches ai peli pubici, facciamo un passo indietro e scopriamo chi o cosa si nasconde dietro quell’emi-paresi sorridente che contraddistingue il suo rapporto con il restante genere umano. Per la cronaca, che si sappia: esiste qualcosa meno del nulla? Sapete, non mi va di fare la parte dell’ignorantona di turno.
Gli sguardi attorno si fanno rassicuranti, le teste annuiscono, il pubblico applaude. Siiiiiiii! Wow!!! Sono tutti d’accordo: dietro la faccia immobile della paresi in Chanel, un cuore batte!! Che scoperta fantascientifica! Adesso siamo certe al 100%: a battere adesso sono in due: lei e il suo cuore.
Ma torniamo a bomba. La nostra Silda, il delizioso condensato di prorompente femminilità, è solo l’ovvio risultato di una pervicace educazione materna, le cui parole chiave sono facilmente riassumibili in un inventario che ogni ragazza in odor di facili introiti dovrebbe marchiare a fuoco sulla pellicola per avvolgerci le cotolette. Ah, mamma pensa sempre a tutto!!!
Eccolo… e cercate di impararlo bene che poi vi interrogo:
- non darla, ma preparati a farlo;
- non darla a tutti, ma allenati a farlo;
- verifica il conto in banca, prima di darla;
se proprio vuoi darla:
+ verifica anche il conto in banca della sua famiglia;
+ verifica che sia di buona famiglia;
+ verifica che abbia un ottimo lavoro;
+ elimina tutte le concorrenti;
+ profumala e renditi attraente;
+ se lui si dimostra reticente, fatti mettere incinta!!!

Vi sembra troppo complicato? Ma va! Se si considera che il lavaggio del cervello comincia a cinque anni e si conclude a ventidue, possiamo affermare che ogni madre potrà dirsi certa del risultato finale: una geisha per figlia, un coglione per genero e almeno un nipotino. Meglio se femmina, davanti al giudice – al momento del divorzio – sarà l’elemento che le garantirà un sostanzioso vitalizio, ma soprattutto la grande opportunità di non far cadere nel vuoto ”l’educazione sentimentale” tanto faticosamente interiorizzata.
Ma proseguiamo con la nostra disamina, senza lasciarci prendere dall’eutanasia. La nostra spastica Silda, con l’ausilio di mammà comincia sin da piccola a studiare danza, prendere lezioni di bel canto e di flauto traverso; abilità, quest’ultima che le sarà strategicamente utile a partire dai sedici anni di età, quando inizierà a sperimentare le gioie dell’amore…a comando.
Infatti, grazie alla sua ottima preparazione universitaria e al suo finalizzato bon-ton, ella inizierà a sviluppare tutta una serie di motivazioni e di genuini interessi verso un sistema di oggetti e di attività sociali molto “à la page”. Detto in poche parole, comincerà a tirarsela. E sempre di più e sempre di più, che alla fine, quando dovrà recarsi dal ginecologo, le converrà fare un abbonamento annuale dall’otorinolaringoiatra.
Dall’altra parte della barricata, invece, una ristretta schiera di papabili pretendenti - con la carriera politica già predestinata e il conto in banca traboccante – si metterà in moto, a mo’ di fabbrica fordista, per produrre un ettolitro di bava appiccicosa con cui circuire la presunta magnifica preda.

Il punto è, ma questo lo sappiamo tutte, che il cacciatore è talmente inebriato dall’eau de vagine - se non proprio rincoglionito dalle moine premeditate della zocc… ehm della donzella - che non si accorgerà proprio di nulla, e men che meno che la preda sia lui stesso. Fortunatamente il destino possiede una certa quantità di democraticità ultraterrena, per cui “quelli” come loro vanno in giro sempre in coppia! Alleluia!! Allora Dio (forse) esiste!!!

Accelerando alla moviola gli step che vedranno mamma ed esultante fotocopia genetica coronare il loro progetto criminale con lancio di riso finale, giungiamo alla situazione che si presenterà il giorno-dopo. Ok, tutto è andato come da copione:
- lui l’ha sposata. Lei gliel’ha data;
- lui si è addormentato. Lei si fuma una goduriosa sigaretta.
E quello che potrebbe apparire un happy-end, in realtà è solo l’inizio; l’inizio dello spettacolo notturno costellato da raccapriccianti figure minacciose, altrimenti detto incubo. In tre tempi. Ah il cinema di una volta!!! Era pieno di attrici cagne, ma per fortuna c’era il muto e nessuno se ne accorgeva.

Primo tempo.
Superato lo slancio e l’entusiasmo delle prime due ore, lei comincia a smaltire la sbornia causata dall’overdose di felicità derivante dall’aver raggiunto lo status sociale a cui ambiva dall’età di sei anni. Nel frattempo – dall’altra parte della casa - lui comincerà a rinsavire, realizzando di avere le palle vuote… e di lei già piene.

Secondo tempo.
Inizia il periodo dei diritti e doveri, ovvero quello che lei si aspetta da lui, ma soprattutto quello che lui deve fare per lei. Mantenerla.
- Lui la riempie di carte di credito;
- lei entra nel letto con la stessa voglia d’acqua che potrebbe avere uno che sta annegando. Manco morta!

Terzo tempo (quello più importante).
Inizia il gioco dei ruoli, ovvero entrambi cominciano a fingere spudoratamente, ma lei lo faceva anche prima del matrimonio. Anche prima del fidanzamento e prima delle scuole medie inferiori. Ed ecco, con poche varianti, quel che succede approssimativamente:
- lui comincia a scoparsi le segretarie. Vedi il caso “Dolce Monica… non sul vestito azzurro! Le macchie restano!!!”;
- lei si comporta come deve, senza mai accennare comportamenti non idonei al suo nuovo status sociale, vedi il caso “Bill, io non ho visto nulla, ma la prossima volta mettile entrambi in lavatrice a 90 gradi. Con la candeggina. Mi raccomando!”

Ma è esattamente al terzo tempo, che prende forma l’obbrobrio che tutti prima o poi si aspettavano di vedere: l’alter-ego. La nostra piccola bambina dagli occhi spenti e dalla vagina annoiata comincia a interiorizzare che - se non vuol perdere il pingue bottino faticosamente conquistato - deve imparare semplicemente a scomparire cercando di stare al gioco e di non compiere le mosse sbagliate.
Dopo travagliate notti passate ad immaginare un futuro prossimo che non implichi quello di diventare prematuramente vedova, l’unico modo per raggiungere questo nuovo ed entusiasmante obiettivo è quello di diventare l’ombra del suo sposo.
Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, a meno che non abbiate già appreso l’arte di accettare le sue assenze, farvi trovare “pronte”, fare le public relations al posto suo, coccolare i suoi soci d’affari, nutrire i suoi figli, essere le perfette nuore, le perfette padrone di casa. In poche parole: le “perfette”. Punto.
Se la nostra miss-perfettamente-invisibile non fosse attitudinalmente quella che è, l’esito finale potrebbe rappresentare il coronamento del suo sogno romantico, peccato, invece, che questi siano solo i primi effetti collaterali del suo incubo ricorrente: sopravvivere in attesa che lui muoia. I veri effetti collaterali – quelli che proprio ti rovinano la messa in piega in modo permanente - emergeranno invece in un secondo momento, ovvero quando la consapevolezza del proprio fallimento comincerà a farsi strada nel suo cervello ancora anestetizzato dai moniti materni, resi ancora più pressanti dal fatto che adesso vanno messi in atto. Ed è a questo punto, giusto per tornare al dubbio di partenza, che ella realizzerà che l’unica persona che sia riuscita ad incastrare è solo se stessa.

Epilogo della storia: la cacciatrice era scesa nella tana del leone per portarsi la sua pelle in passerella, a mo’ di trofeo. Questo nelle intenzioni… e qualcuna giura di esserci riuscita. Nei restanti casi, il leone sta ancora ringraziando iddio per quella grassa oca di 65 kg che gli è capitata per pranzo. Buon appetito!

lunedì 17 marzo 2008

LA PALLOTTOLA SPUNTATA DI UNA CRETINA PATENTATA

La madre degli idioti è sempre gravida. Per questo motivo un fiocco rosa è stato apposto su una casa in quel di Roma… giustappunto sulla porta di quella gran cogliona di Perla Pavoncello.
Fino a ieri illustre e furba sconosciuta, ma da oggi cogliona sulle prime pagine di tutti i giornali per aver sparato a salve, quando avrebbe potuto con un sol colpo affondare un transatlantico.
Per la serie “un’occasione d’oro perduta nella vagina” vi trasmetto la triste storia di una cretina come ce ne sono tante. Troppe… e sempre di più.
Per chi se le fosse perso, ecco l’aneddoto che la riguarda.
Giovedi 13 marzo al Tg2, la ragazza in questione viene invitata in studio per porre domande a mr B circa le politiche attive del lavoro e la lotta contro il precariato imperante.
Questa la domanda: “com’è possibile per le giovani coppie metter su famiglia senza la sicurezza di un reddito fisso?” Il tono della domanda è grave e la disperazione si legge tra le righe perché il problema, al di la di ogni cosa, si presenta nella sua drammatica attualità come una delle piaghe della società odierna.
Risposta: “da padre le consiglio di cercare di sposare il figlio di Berlusconi, con il suo sorriso se lo può certo permettere”.
La ragazza rimane spiazzata e tutto il mondo per un minuto spera in un omicidio in diretta televisiva, visto che chiunque al suo posto si sarebbe sentito offeso per una serie legittima di motivazioni e autorizzato a dare una risposta pertinente. Intendiamoci nulla di morale o di trascendentale, giusto qualcosa di pratico del tipo “gran cazzone, vorrei vedere te con meno di 1000 euro al mese. Forse saresti costretto a girovagare nei parchi per raccattare mozziconi di sigaretta… altro che tintura nera per quel cespuglio nero che ti ritrovi in testa…” Ma la ragazza non fa nulla di tutto ciò, anzi sorride e rimane inebetita (la sua espressione preferita), e visto che si trova in televisione, come una qualsiasi velina dal cervello vuoto e le gambe aperte, decide di fare quello che le viene meglio: la cretina. Al cubo.
Infatti, non contenta della figura di merda e dell’occasione mancata, lascia dichiarazioni del tipo: “Ironico, mi ha colpito. Lo voterò” e poi ancora “Il precariato è un falso problema: meglio avere un lavoro precario che niente”… ed io penso che a questa come minimo le consegneranno il premio quale best cogliona world-wide , senza contare che se me la trovassi di fronte la pesterei a sangue per poi darla in pasto ai porci fino a non farne rimanere più traccia. Lo so, ne sono consapevole, la mia reazione è un tantino poco filosofica e ancor meno sociologica… e d’altronde cosa si può dire a una mente bacata del genere che merita soltanto di essere rispedita a lavare i piatti e radiata dall’università che l’ha formata? Ad “una” del genere non puoi mica farle un discorso intellettuale denso di implicazioni e sottigliezze argute? No, non si può dirle nulla… sarebbe come sparare sull’ambulanza, ma io francamente, una tantum, questo sfizio me lo toglierei… e lei di certo se lo meriterebbe (di essere crivellata a mo’ di Emmental)
Per continuare l’ascesa verso il regno delle oche giulive honoris cause, la cretinetti decide poi di spargere qui e la le sue foto “migliori” con la speranza che qualcuno la noti e la faccia entrare nel dorato mondo delle TV come opinion leader delle cesse-coglione-cerobrolese della new generation. Le pose sono plastiche, il sorriso finto come quello dei manichini anni ’70… il cervello vuoto a dovere. È innegabile: è nata una stella!!!
C’è poi una cosa che non mi spiego: perché quando una ragazza va in televisione improvvisamente si trasforma in una troia da bordello? La Pavoncello, infatti, durante la diretta televisiva si dice fidanzata (è per questo che si dice preoccupata dagli effetti del precariato), ma stranamente, non appena intravede un spiraglio di vacua notorietà, il suo clitoride diventa una casa-accoglienza per qualsiasi bavoso approfittatore e improvvisamente il suo fidanzato sparisce dalla circolazione. Non a caso, alla domanda “ma il fidanzato ce l’ha o no?”, la mignottella abilmente risponde “così così”. Così così??? Ma che cazzo vuol dire “così così”????
Insomma fino ad un momento prima si diceva certa dell’amore e del progetto di mettere su casa, e adesso che la vulva le prude di audience e di applausi stile foca-ammaestrata tutto va a farsi fottere?! Che dire? La nostra Perla fa il suo ingresso trionfale nel regno dell’opinabile e del fraintendibile (Mr B è un dio nel negare le sue affermazioni), facendo come le pretendenti a miss Italia… che il giorno prima della vittoria sparano minchiate del tipo “il successo non mi cambierà. Sono una ragazza semplice. Amo il mio ragazzo voglio fare otto figli e ritirarmi in un agriturismo a fare la calza e i biscotti” e il giorno dopo sono repentinamente single, succhia-cazzi e donne in carriera…
Mia nonna lo diceva sempre: “la vie per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni.”
Anche oggi una scomodissima verità, ma io ne avrei fatto a meno.

Vostra Amanda

mercoledì 12 marzo 2008

LE DONNE INUTILI DEL CAV… ATAPPO: BELLE, STUPIDE E MANOVRABILI

Si avvicinano le elezioni e, come spesso accade, ogni schieramento promette una massiccia presenza di donne in parlamento contando su un ritorno di voti da parte delle donne del popolo. Già, il popolo… Tornato prepotentemente di gran moda, il termine popolo (inteso come un gruppo specifico di esseri umani accomunati da un sentimento durevole di appartenenza, possedendo o meno caratteristiche comuni quali lingua, cultura, religione o nazionalità) oggi non riguarda più nulla se non il gregge di pecorelle smarrite che fa capo a Mr B, il quale, colto da un “disinteressato” slancio mistico avente come obiettivo quello di risollevare le sorti del paese (Arcore), ambisce ogni volta a dare lezioni di fair-play alla comunità degli zotici in politica, disvelando il suo poker d’assi di donne.
Oggi, più che parlarvi di politica (di cui peraltro non mi frega un flauto traverso) vi parlerò di stereotipi perché, checché se ne dica, le scelte che si compiono dentro al gabbiotto a prova di privacy dipendono largamente dalle immagini che vengono veicolate nell’etere nel periodo pre-elezioni: un trionfo di grandi sorrisi, sguardi ammiccanti, uso sapiente di Photoshop e fotogenia a go-go. Questo è la politica oggi: la foto più bella e lo slogan più avvincente.
Mr B lo sa, siamo nell’era dell’apparenza e della pubblicità; se riesci a rendere più affascinante la prima e più efficace la seconda, il gioco è fatto.
La pubblicità, si sa, è materia in cui Mr B ha preso 30 e lode, ma la bellezza, ahimé, quella no; hai voglia di mettere i tacchi ai mocassini, di inondare di tintura nera quell’allevamento di capelli finti, di copiare il look di Albano… È per questo motivo che necessariamente questo tizio deve cercare di procurarsela da qualche parte, e siccome non è un galletto che ama circondarsi di pari-cresta preferisce che questa dote provenga dal sesso opposto.
Come avrete certamente avuto modo di verificare, le donne di destra sono tutte belle. Chiariamoci subito, io non ho nulla da obiettare: la bellezza è una botta di culo genetica, per cui belli si nasce… e qualcuno /a tenta di diventarlo. Detto questo però, non capisco cosa c’entri l’estetica con il mondo delle idee. Non v’è nessuna legge di natura che possa collegare un bel volto con un pensiero degno di essere espresso, eppure oggi questo modo di pensare comincia a ricevere consenso. E questo avviene soprattutto perché la bruttezza (o meglio la non-bellezza) non facilità le relazioni; siamo prima “visti” e poi “ascoltati”, ovvero la predisposizione all’ascolto dipende dalle caratteristiche del mittente. Una donna bella ha più possibilità di essere ascoltata rispetto ad una donna che non ha nulla di “apprezzabile”, ma il paradosso comunicativo è che le donne non-belle risultano certamente più credibili. Credo che sia questo l’errore più grande del Cav-a-tappo: circondarsi di belle sgnacchere, utili solo a rendere più sopportabile la solitudine regnante nel suo schieramento. Infatti, come la storia ci insegna, nonostante tutta questa sboronaggine estetica, di queste donne non ne rimane nulla… nemmeno il ricordo.
Poverette queste cretinetti, incapaci perfino di rendersi conto del loro ruolo accessorio, che continuano – come in televisione – ad inseguire il sogno della notorietà mediatica: se appari in tv esisti, viceversa non sei nulla.
Nelle legislature di destra, a parte il pianto della Prestigiacomo, le tette rigonfie della Mussolini e le labbra a canotto della Santanché non si ricorda niente che sia minimamente assimilabile a un disegno di legge, o qualcosa che avesse potuto renderle degne di essere votate. Le donne infatti non vedono in loro delle statiste, ma solo delle semplici donne a cui fare concorrenza o dei punti di riferimento per la mise più arrapante.
Quest’anno è l’anno della Carfagna (forse), della Brambilla (molto forse) e di alcune improbabili new-entry. Ecco la classifica delle prime tre
Al terzo posto troviamo Francesca Impiglia, che si vanta di essere diventata assistente personale di Mr B a soli 21 anni. Ragazza acqua e sapone, giornalista del TG4 (se l’ha scelta Emilio Fede… si capisce subito in cosa è rimasto “impigliato”). La destra si dice sempre attenta alla meritocrazia, allora un dubbio mi sfiora: ma che meriti può avere una con i brufoli ancora sulle guance? Come può essere diventata la sua assistente personale, quando a spasso ci sono fior fior di laureate bilingue con cervello funzionante? Scusatemi, ma io proprio non c’arrivo. Ma voi la votereste una che corre ancora dietro ai Take That?
Al secondo posto c’è una certa Francesca Pascale, fondatrice del comitato “Silvio ci manchi”. La ragazza molto carina, in pieno stile Charlie’s Angels, ha costituito un gruppo di 100 donne pro-silvio. Qui l’impegno politico è al massimo, perché anziché promuovere un comitato “Napoli città pulita” pianifica la sua entrata in mediaset rimpinguando l’ego trasbordante del suo amatissimo leader al fine di riuscire a mettere piede laddove Veronica non è più interessata… visto che nel frattempo si è dedicata alla moralizzazione delle puttane made in Italy.
Al primo posto della super classifica delle pedine vuote a perdere c’è invece Licia Ronzulli, la massaggiatrice personale di mr. B. The boss giura che la ragazza sia dotata di uno spessore civico che non ha eguali, visto che presta la sua opera come volontaria nell’associazione Progetto sorriso; con un bel massaggio nelle parti giuste sai che sorriso… qualcuno sbava anche dalla contentezza!!! Che poi mi chiedo: ma che c’avrà da ridere? Non si accorge che il buon samaritano sta facendo solo il suo gioco al fine di assicurarsi la totale prostrazione da parte di queste fedelissime ignorantelle dalla vagina colma di sogni di gloria?

Devo essere sincera, le tattiche di mr B non mi stupiscono affatto… malato com’è di familimismo imprenditoriale mi sarei aspettata anche la candidatura della colf, dell’autista e della badante. Quello che veramente non mi va giù è che queste babbuine dal culo aperto e palpitante abbiano deciso di stare al gioco, pensando magari di poterne ricavare un qualcosa sul versante personale e professionale. Queste tre, a titolo esemplare, fanno parte infatti di quella folta schiera di schifezze umane che se ne vanno in giro asserendo di essere state scelte per la mole di sacrifici e di super lavoro che hanno dovuto affrontare, ma soprattutto per la serietà che le contraddistingue… e lo pensano e ci credono solo loro.
Ma c’è di più: se chiedi loro qualcosa circa il ruolo della donna sono anche capaci di affermare che oggi le donne hanno iniziato a dimostrare che possono essere al pari dell’uomo, e che i tempi della soggezione della donna all’uomo sono finiti. Se tutto ciò è vero, mi chiedo allora perché questa “indipendenza” dallo strapotere maschile non sia manifestata prima di scivolare abilmente sotto la scrivania del Caio di turno? Perché nessuna di loro ha rifiutato? Perché al mondo devono esserci queste fecce? Perché non una briciola di orgoglio?
Risposta
Perché è inutile che ce la raccontiamo: non soltanto non siamo pronte per un’evoluzione (bipedi siamo e bipedi palmipedi rimaniamo), ma non abbiamo nemmeno l’attitudine a pensare che ciò possa avvenire.
Il punto è che quindi siamo ancora anni luce indietro da tutto. La profumata zolla di merda nella quale le nostre nonne suffragette ci hanno infognato con il loro rompere il cazzo per conquistare il maltolto ci piace proprio… Quello che ci “muove”è infatti il “tendere” o per meglio dire l’ambizione ad essere quello che non potremo mai essere… come dire che le scimmie con un po’ di esercizio e qualche piccola scossa elettrica nel culo potrebbero agevolmente essere del tutto uguali agli uomini. Manco pe’ niente!!!
Ma non prendiamocela… poteva andare peggio: poteva piovere!
Consiglio pro-elezioni: se proprio siete inumidite dalle parole circa il “voto utile” del vostro Mr B, assecondatelo… votate un uomo. Anzi votate solo lui… altrimenti sai che frignoli!!!

Amanda

venerdì 7 marzo 2008

“LA GRANDE AMBITION DES FEMMES EST D’INSPIRER L’AMOUR” … ET LA GUERRE


È una massima del noto commediografo francese Molière: “la più grande ambizione delle donne è quella d’ispirare l’amore.”

Mi è tornata alla mente questa massima perché, contrariamente al concetto che vuol esprimere, è stata utilizzata in “Assassinio sul Nilo” (Agatha Christie) quasi a dar senso alle “potenzialità magiche” delle donne, ma in realtà l’accezione è tutt’altro che positiva; nel romanzo, infatti, la donna a cui si riferisce Hercule Poirot (monsieur le detective) è tutt’altro che ispiratrice di amore… visto che, tra una cosa e un’altra, la donzella in questione induce l’ex-fidanzato ad uccidere la moglie per poi trionfare personalmente nell’omicidio della cameriera, della turista impicciona, dell’ex-fidanzato, finendo col suicidarsi. Dopo quest’ecatombe, il dubbio sulle potenzialità generatrici di amore delle donne comincia ad insinuarsi in me, anche perché la citazione di Molière appare improvvisamente monca… come se qualcuno o qualcuna lo avesse accoppato prima che potesse finire di scriverla integralmente.

Qualche post fa avevo criticato la visione di Veronica Berlusconi circa il ruolo della donna in quanto “Angelo morale”, definendola strabica e inattuale… secondo me, infatti, aveva appena finito di scolarsi un litro e mezzo di Assenzio, ma questi sono cazzi suoi.
Stamattina, invece, visto che ci stiamo avvicinando all’8 marzo (il troia-Day e poi vi dirò perché), leggendo qui e là nel Corriere della sera (7 marzo 2008, p. 41) ho scorto un articolo a prova di slancio mistico nel blu-dipinto-di-blu dal titolo: “SE LE DONNE DIVENTANO PORTATRICI DI PACE”.
Vi dirò, me l’aspettavo, perché chissà come mai le donne, se per un anno intero passano il tempo a darsele di santa ragione per accaparrarsi il cazzo più grosso o il golfino in saldo, con l’avvicinarsi di questo fausto evento si sentono come invase dal fuoco divino della solidarietà. Mah! … io mi sono sempre chiesta il “perché” e l’unica risposta che mi sono data è stata la seguente: perché l’8 marzo è come il Ramadam; si fa digiuno, si prega e ci si astiene (non senza sofferenza) dal fare tutte quelle cose che abitualmente amiamo fare. Detto in altre parole: non ci si odia, siamo tutte sorelle, ci mettiamo la gonna, si fa astinenza dal cazzo (giusto per ribadire che noi dell’uomo possiamo farne a meno)… e questo è quanto succede durante le prime 8 ore dell’8 marzo.
Torniamo per un attimo all’articolo di cui prima. È stato redatto da Benita Ferrero Waldner (commissario UE per le relazioni interne e la politica europea di vicinato) e da Margot Wallstrom (vicepresidente della Commissione UE, responsabile per le relazioni istituzionali e la comunicazione)… come dire né più né m meno come il due di briscola. Ma glissiamo.
La prima parte dell’articolo – in stile Veronica Berlusconi – è tutto un bla bla bla enfatico sulle qualità delle donne “Che svolgono un ruolo attivo di importanza cruciale per la promozione della stabilità e della pace”. Peccato, peccatissimo, che queste parole siano emerse durante il Convegno promosso da una specie di mastino napoletano in gonnella (quando se la mette) che si fa chiamare Condoleezza Rice (Condy Condy per le suore e per i procioni della terra). Non so, ma a me suona più o meno come se Cicciolina ci venisse a parlare dell’importanza della castità e del mondo abbietto della pornografia. Si, insomma una non se l’aspetta… no davvero!!! Che poi, una guerrafondaia più della Rice non si vedeva dalla notte dei tempi…
L’articolone prosegue con lo sfondamento di una serie di porte aperte sulle soluzioni a livello globale per poi giungere al brodo primordiale dell’autoreferenzialità: “se le donne fanno la differenza, è perché hanno un concetto più articolato della sicurezza e tengono conto di molto aspetti sociali ed economici…” certo, come no?! E che dire di quelle minchiate che sovente sgorgano copiose dalle nostre bocche ricolme di luoghi comuni, del tipo: se le donne fossero al potere non ci sarebbero più guerre?
Ora, a parte che siamo tutte laureate in operazioni belliche chimico-psicologiche, non credo che nessuna di noi sia sufficientemente in sé per comprendere i margini razionali del nostro blaterare pazzoide ed inconsistente. Ciò che è indubbia è invece la presenza di quella minuscola particella dubitativa: SE. “Se”, infatti, noi fossimo al potere la guerra (quella combattuta dagli uomini) non esisterebbe. Verissimo! Vero come Dio in terra!! Vero, nient’altro che vero: niente più carri armati, niente più armi, niente morti. Risultato dell’intera operazione: un bel quadretto di pacifica, struggente e deliziosa guerra fredda, fatta di dispettucci, invidie, vendette trasversali, conflitti sublimati, angherie a iosa e depressione collettiva. Oh, era quel che ci voleva: un bel cambiamento radicale!
Certo non ci sarebbero più tombe, più lacrime da versare, ma per converso ci sarebbe un improvviso proliferare di centri estetici dove farsi farcire di silicone, manicomi formato-azienda e forme alternative di farma-solidarietà per combattere le nuove nevrosi collettive.
Ma davvero siamo convinte che le guerre non esisterebbero? Consentitemi di esternare un ragionevole dubbio, soprattutto perché, checché se ne dica, l’ostilità tra donne è una spietata partita che si gioca con mezzi e mezzucci: nulla di plateale ovviamente, ma solo tutta “roba” che possa essere convenientemente fraintesa, infatti, male che va diremo che - se ci siamo odiate, malmenate, distrutte psicologicamente - è stato solo per un misunderstanding.
Si cari amici/che, parliamo di equivoci, primo fra tutti quello che ci fa ambire ad essere sante e troie, madri e puttane, pacifiste e guerrafondaie.
Tutta questo spingere le nostre qualità ai limiti del divino insinua il sospetto che forse sia solo marketing… e d’altronde soltanto noi – noi donne intendo- sappiamo come siamo fatte realmente: né meglio né peggio degli uomini… ma almeno loro sono meno subdoli e più diretti nell’espressione della loro aggressività. Grazie al cielo!!!
Noi, invece, siamo campionesse di tip-tap e di buone prediche che finiscono nel burrone insieme alla cartastraccia. Ne volete una prova? Cosa credete che faranno domani sera quell’orda di sgallettate in giro con la mimosa attaccata al pullover? Ve lo dico io: si infogneranno in qualche sordido bar a festeggiare goliardicamente il loro potere di paglia, deliziandosi a mettere una banconota da 5 euro nelle mutande dell’avvenente stripper assoldato per l’occasione… e così almeno per un giorno potranno esser certe di averla messa nel culo agli uomini. Pia illusione care amiche, avete solo pagato per vedere e toccare (se siete fortunate) quel pezzo di minchia che tanto vi è mancato… come siete ganze, come siete super… come siete stupide!
Buon troia-day a tutte… ve lo meritate!