lunedì 4 febbraio 2008

UNA CAMERA (A GAS) MATRIMONIALE.

Ci sono situazioni (rare a dire il vero) in cui la giustizia fa il suo corso naturale. Quello che sto per raccontarvi riguarda il nostro “bel” paese. La notizia sicuramente non è stata nemmeno presa in considerazione dai quotidiani… intenti ad occuparsi di altro, o forse anche di cazzate da premio Pulitzer; è infatti l’ho scovata sul sito dell’ANSA il 2 febbraio scorso. Eccola in tutta la sua interezza:

Condanna dura dalla Cassazione nei confronti delle madri che, pur essendo "economicamente indipendenti" e "dotate di autonomia intellettiva", non fanno di tutto per evitare che il coniuge abusi sessualmente delle figlie, ad esempio denunciandolo e allontanandolo da casa.
Infatti la Suprema Corte non ha concesso la prevalenza delle circostanze attenuanti a una dottoressa di Imola, chirurgo geriatrico molto agiato, che per dieci anni non aveva preso alcun provvedimento per porre fine alle violenze che il marito, nullafacente e nullatenente già condannato per parricidio, infliggeva alle loro due figlie minori. La donna, seppure non assisteva ai rapporti completi che l'uomo aveva con le bambine mentre lei era all'ospedale, lasciava che le "convocasse" nel lettone matrimoniale per il "rituale della domenica" durante il quale le toccava mentre si congiungeva con lei. Invano le sorelline avevano raccontato alla mamma il loro inferno: Vanda B. fece finta di niente. Per questo ha ricevuto una condanna senza sconti (sentenza 4730) a sei anni di reclusione per abusi e non aver tutelato l'integrità psicofisica delle figlie. Il marito, Agostino Z., è stato condannato a dieci anni.


Potrei sussultare, ma il mio compito credo sia quello di riflettere. Insomma, ritorniamo a pieno titolo sul tema della violenza sulle donne, con un accezione diversa: un cambio sillabico molto significativo. Stavolta parliamo della violenza DELLE donne, di donne come ce ne sono tante. Troppe.
Il problema è che spesso dietro un occhio nero non c’è una vittima, ma spesso un’artefice o una carnefice che al posto delle mani usa le parole, il silenzio e tutto ciò che non può essere condannabile o dimostrabile.
Noi donne in tal senso siamo grandi artiste, direi di più, specializzate con laurea honoris cause, perché i fatti che le parole celano sono più evidenti di qualsiasi ematoma.
Il fatto in oggetto ne è la prova, e ancor di più, la prova che il mondo si sta sbagliando su questa questione. Nascono come funghi le associazioni per la lotta contro la violenza sulle donne, c’è tutto un gran parlare di diritti, e tutte ci riempiamo la bocca con le nostre presunte esperienze negative. Adoriamo sentirci vittime, adoriamo imbambolare gli spettatori con le nostre misere perfomance d’avanspettacolo, godiamo come cagne nel sapere che su di noi si è creato un pregiudizio positivo: le donne sono buone. I mostri e i cattivi sono solo gli uomini.
Io davvero non ci sto. Non ci sto. Non ci sto. Non ci sto!!!
È giunto il momento di togliere il velo di Maya; è giunto il momento che una delle tante verità storiche sia rivelata: non siamo meno degli uomini, non siamo migliori degli uomini, non siamo buone… sappiamo solo fingere.
Oggi concludo così…

MA LA STORIA NON FINISCE QUI.

1 commento:

  1. lo sai che non possiamo cancellarci, amanda. possiamo occultare ma non cancellare. ti voglio sposare

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