venerdì 1 febbraio 2008

LELLA BERTINOTTI: L’ESSENZA DELLA MODERNITA’

Ieri notte, tra una chiacchiera e una frittella mi stavo dilettando a guardare i giornali per trovare qualcosa da criticare… e guarda caso - a parte i soliti politici che tentano di venderci le loro idee da due cent… tanto sono prive di originalità - ho scovato un piccolo articolo che mi ha messo di buon umore e mi ha donato un po’ di speranza per l’indomani.
In mezzo alle pagine di noiosa politica, il Corriere della Sera di giovedì 31 gennaio (a pag. 5) ci regala un condensato di novità. Il titolo del suddetto articolo sussurra testualmente: “LELLA BERTINOTTI: IO POCO PIU DI UNA MASSAIA”.
L’articolo, diciamolo pure, è veramente striminzito e privo di significatività, ma quelle parole citate riflettono un concetto di uno spessore così ampio da cancellare d’un sol colpo tutte le stronzate delle ultime tre settimane.
Vi chiederete cosa ci sia di così strabiliante in quelle parole, beh, a dire il vero, io c’ho visto l’essenza di una modernità a cui ogni donna dovrebbe attingere: una modernità fatta di piena consapevolezza delle proprie scelte, una modernità intrisa di quel rifiuto che ognuna di noi dovrebbe opporre a quel lo schema culturale involutivo che ci vede sradicate dai luoghi sociali in cui vorremmo vivere e, per converso, tutte galvanizzate dell’aderire alla moda delle donne robotiche, inumane.
Attenzione però a non cadere nell’equivoco: non sto cercando di ripristinare l’atavica divisione del lavoro tra uomo e donna né rispolverando concettuzzi maschilisti. No, la mia visione è più ampia e strategica: io immagino una svolta culturale, in cui le donne, dapprima auto-costrettesi ad uscire di casa per dimostrare di avere i coglioni, ci rientrino con rinnovata consapevolezza dell’unicità e dell’importanza del proprio ruolo biologico, sociale e culturale.
In questi anni ci siamo sforzate di fare il possibile per “liberarci” dal maschilismo imperante, e per far capire loro il nostro valore abbiamo assunto - erroneamente – il parametro del successo in chiave maschile: un successo che ovviamente non contempla la grandiosità della maternità, la valenza della vera forza delle donne, l’intelligenza femminile, ma soprattutto che non contempla le prerogative… le unicità proprie della donna.
Sono quasi quarant’anni che continuiamo a “violentarci” per cambiarci i connotati che per natura sono nostri (aborto, pillole anti-mestruazioni, tette finte anziché vere per allattare, etc.), per eliminare da noi ogni traccia della nostra femminilità, per imparare a “camminare” con lo stesso passo degli uomini… senza contare che per noi questo ha rappresentato non una semplice passeggiata, ma una corsa ad ostacoli.
Lo so, oggi moraleggio… ma ogni tanto ci vuole anche questo, perché si può far riflettere con un sorriso, con un pizzicotto… e oggi anche con un complimento. Bravissima Lella!

8 commenti:

  1. ma tutta questa acidità non sarà che siamo ancora fermi al complesso di castrazione e ti manca così tanto il pene amanda ?

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  2. Un messaggio anonimo non dovrebbe essere preso in considerazione... e così faccio io.
    a qualcuno manca invece il coraggio...

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  3. no solo la pigrizia di non effettuare l'account.
    rifaccio la domanda, amanda
    ma tutta questa acidità non sarà che siamo ancora fermi al complesso di castrazione e ti manca così tanto il pene amanda ?

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  4. caro arabafenice, la domanda è rimasta la stessa... cosi la risposta.
    se pensi che ogni volta che si parli debba forzatamente avere un complesso o la carenza di qualcosa vuol dire che è proprio a te che manca qualcosa...

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  5. vero amanda, il miglior modo di non rispondere è evitare la domanda

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  6. comunque è vero che mi manca qualcosa. la cosa più preziosa e che amo profondamnete più di me.: la seta gialla

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  7. ma al giorno d'oggi cosa e' una araba fenice? Un RIFIUTO riciclato o una anonima minestra riscaldata?

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  8. Brava Amanda,

    Modernita', Contemporaneita'...bla...bla...,

    e' ora che le donne si rendano conto che i tempi sono maturi per tornare a fare le vestali del focolare.

    Il "68" e' stato per tutte una rovina.

    Ciao greta

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