mercoledì 26 dicembre 2007

LA BICICLETTA CON IL NASTRO ROSA - 2 parte

[...] E dunque, l’azzurro per i maschietti e il rosa per le femminucce. A dirla così sembrerebbe un’ovvietà del tutto priva di implicazioni, ma io ci vedo altro: una divisione culturale, un’atavica spartizione del tutto che comincia dai colori e finisce… beh, diciamo che proprio non finisce affatto.
Tutto iniziò con gli abiti di Cappuccetto rosso (variante-porca delle ragazzine che se la vanno a cercare nei boschi), per continuare con il rosa delle gote della fortunata Biancaneve (ninfomane a prova di gang-bang con sette promettenti porno-attori dalle dotazioni straordinarie) e della Bella addormentata nel bosco (in attesa del principe – gay - che non arrivò mai). E poi Dio creò Lei: la Barbie. Il suo nome in principio era Carla Adele, ma i creatori della la bambola perfetta realizzarono presto che il nome non riusciva bene a rendere la sua componente troia e sbarazzina… e così la chiamarono Barbara. Il nome riecheggiava un caratterino combattivo e decisionista e mai nome fu più azzeccato. Alla base di questo nome vi è, infatti, la qualifica di “barbaros” riferita dai Greci a chi non parlava né latino né greco Come dire che avevano già compreso la nostra connaturata inettitudine, persino a parlare… figuriamoci a gestire un convegno con duemila intervenuti, o una cena con più di cinque persone! Anyway, visto che negli USA pronunciare questo nome presenta notevoli difficoltà fonetiche - capaci solo di farci apparire spastiche - venne creato il diminutivo Barbie, appunto. Superata l’annosa questione filosofica del come chiamarla, bisognava ora attribuirle le caratteristiche fisiche. Ora, stando alla corporatura media delle donne americane, i creativi avevano pensato ad una bambola obesa – sorella gemella dell’omino Michelin – che al limite, se proprio non si riusciva a farla camminare, la si poteva far rotolare felicemente. L’idea parve buona soprattutto alle industrie alimentari che vedevano in essa un’icona genuina della consumatrice-tipo e inoltre garantiva un certo ritorno economico in vendite straordinarie di merendine ad alto tasso di colesterolo. A Bill Gates, invece, l’idea non piacque per nulla poiché non sapeva come incrementare la vendita dei Pc. Alla fine – grazie a generosi lasciti alle fondazioni per la tutela delle donne-ippopotamo - egli riuscì a spuntarla… e fu così nacque la Barbie come la conosciamo adesso: l’esempio lampante di come può star bene il silicone se messo nei punti giusti, ma soprattutto il trionfo del rosa.

QUESTIONE: A PROPOSITO QUALCUNO DI VOI SA DI ALTRI MIRABILI ESEMPI DI FEMMINILITA' STEREOTIPATA?

3 commenti:

  1. Detesto puntulizzare ma a questo punto credo sia inevitabile: mi viene in mente un nome di donna italiana e non affittata e adotattata dagli states (quindi non bionda come la barbie). Monique come la chiamano i francesi. o semplicemente Monica, la bellezza, la femminilità. Quindi cara Amanda restiamo in casa nostra piuttosto che andare a scavare fossili oltreoceano.
    Non saprà recitare come dicono in molti, avrà anche un pessimo timbro di voce come sostengno altri ma io la trovo divina, formidabile, corposa, Madre; moglie, in un solo sostantivo: DONNA!

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  2. cerchiamo il pelo nell'uovo? si, c'è qualche buona donna in giro, ma qui non si fanno discorsi ad personam... qui si parla di immaginari colletivi. di come siamo, di come ci vedono... e perché questo insieme di immagini non è esattamente come lo vorremmo. insomma, PERCHE' CI RITORNA INDIETRO COME IL PIU EFFICACE BOOMERANG?

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  3. peli nell'uovo? vedi ache alla fine è tutta questione di peli.. di sesso.. di rapporto uomo/donna.. se il caro Bill Gates non si fosse interessato di far apparire la barbie come noi oggi la conosciamo, forse la barbie (o donna) sarebbe grassa, tornita come le donne greche di un tempo, alto tasso di feritilità. come vedi dietro una grande donna c'è sempre un grande uomo. Ad personam!

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