sabato 31 maggio 2008

SOMETHING TO REMEMBER




Ci sono molte cose che una donna non dimentica mai, diciamo dei must che ogni donna tiene presente a se stessa.

Questa è la storia di Simona. Come ogni mattina – come ogni donna - Simona si sveglia, lancia un’occhiata sinistra a quel bietolone di suo marito e si riaddormenta per un’altra buona mezzora, cercando di fare un reset delle sue insane voglie di ritornare ad essere single, o meglio, vedova.

Passano trenta lunghi minuti, in cui realizza che la vita non è un sogno, quindi si trascina in bagno per il primo face to face con quella faccia da trentenne sfatta che deve ogni giorno rendere accettabile per ogni sfortunato essere umano che la incontrerà.

Quindi si lava il viso con abbondante acqua fresca, i denti con un qualsiasi dentifricio… quindi si asciuga accuratamente il viso, sperando che da quell’asciugamani intortato possa fuoriuscire la ragazzina di un tempo. Non va così, ma lei non si scoraggia: è pronta a tutto.

Si trascina con un maggiore disinvoltura verso la cucina con gli occhi ancora pieni di favolosi sogni di rinascita interiore, prende una di quelle mega scatole di cornflakes che contengono l’elisir di giovinezza e ne ingurgita una buona dose accompagnata da un’altrettanto buona dose di yogurt magro. La bellezza, si sa, esige sacrifici quotidiani: ogni giorno è necessario ricordarsi di immettere nel proprio corpo la giusta quantità di vitamine, fermenti lattici e carboidrati. Nutrirsi bene è un atto di amore verso se stesse… e poi cosa ne penseranno di lei le sue amiche quando – alla prima prova costume – si accorgeranno della sua debacle fisica? Si, questo è lo spirito giusto: non bisogna cedere, bisogna restare sempre belle. Ah già belle… questo Simona se lo ricorda sempre, perché è la sua meta di vita.

L’autostima comincia a crescere – forse un po’ forzatamente, ma cresce. Il sorriso è sulle sue labbra, sente di potercela fare. Ma c’è ancora qualcosa da fare, qualcosa da non dimenticare: che l’abito fa il monaco. Il suo compito è quindi solo in parte eseguito. Deve ancora vestirsi.
Si accosta all’armadio con il solito umore uterino, lo apre scorre con lo sguardo ciò che oggi potrà starle bene. Sceglie un abito, un paio di scarpe, poi li mette via. I cambi d’abito durano almeno mezzora, perché oggi tutto va storto, ma lei vorrebbe essere sempre strafiga – per quel che si può – almeno per esser certa di riuscire a dissimulare i suoi stati interiori. … e di solito ci riesce.
Bene, fatto centro sull’abbigliamento, c’è ancora qualcosa da ricordare: che il trucco va abbinato alle nuances del rosso del suo miniabito adolescenziale su cui ha riversato tutte le sue aspettative di tornare indietro col tempo. Si squadra allo specchio, si guarda negli occhi e pensa che, in fin dei conti, non è poi così cessa come pensava di essere… e poi il trucco a cosa serve sennò?

Una base di cosmetico antirughe “effetto pelle di neonato”, una seconda base di fondotinta finto-naturale, una pennellata di mascara per allungare le ciglia, un tratto di matita per enfatizzare la grandezza dei suoi magnifici occhi. E poi, beh si dopo, c’è il rossetto che deve scegliere per assicurarsi un effetto “baciami stupido” che non lascerà scampo a chicchessia. Non è semplice decidere quale tono di rosso, anche perché proprio ieri sera si è ricordata di comprare la due millesima sfumatura di rosso che mancava alla sua trousse a prova di set cinematografico. Si, adesso c’è tutto. Non le manca nulla: Simona è come voleva essere, anche se forse si è solo avvicinata un po’ a quella top model che tanta invidia crea in lei.

Simona è quasi pronta, si è vestita di tutto punto e non manca nulla: l’intimo, i collant velati, il suo miniabito prima lasciato inanime sul letto, le scarpe dal tacco chilometrico che la slancia tanto. E quindi la borsa: quell’armadio portatile che ha riempito di ogni cosa che potrà essere utile durante la sua giornata di lavoro. La lista è lunga: pettini, trucchi, assorbenti, caramelle, agendina dei vecchi amanti, i due cellulari, i cosmetici in minidose, il romanzetto d’amore con cui andare a cagare nella pausa cesso, una confezione di cracker, il deodorante ascellare, uno specchietto e la rivista rosa piena di pettegolezzi con cui potrà fare abilmente conversazione con le sue amiche. Ok non manca nulla. Non ha dimenticato nulla.

Simona sta per chiudere la porta, ma subitaneamente fa mente locale e inorridita torna i bagno: cazzo, si è dimenticata di apporre sul suo collo da cigno stufato alla pechinese, due gocce di portentoso Chanel n. 5 (quando va bene). Ok, si adesso è tutto a posto.
Entra in auto, ridà una controllatina al make-up, sorride superba e accende il motore della sua mini-car da città rosso-battona.

Mezzora dopo, salvo imprevisti, Simona è sul posto di lavoro. Puntuale come al solito. Entra nel building dove si trovano i suoi uffici, schiaccia l’occhiolino al portiere (mai dimenticarsene, altrimenti non le posteggerà l’auto in un posto sicuro), esce dall’ascensore quindi passa dall’ufficio del capo a cui non dimentica mai di dare un affettuoso saluto ipocrita e quindi prima di sedersi alla sua postazione, fa il solito giro alla macchinetta del caffè per non dimenticarsi di fare qualche passo di gossip con le sue “amate colleghe”.

Passano un paio d’ore, Simona esce sorridente dal suo fortunato lavoro part-time e si dirige in auto.
Si avvicina lentamente alla sua auto e con sguardo inebetito realizza di aver davvero dimenticato qualcosa di importante: il corpo esanime della sua figlioletta di due anni sui sedili posteriori.

Un’anima sta volando in un luogo dove non c’è spazio per dimenticare “something to remember”.


Amanda

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