domenica 26 ottobre 2008

LA DONNA CHE NON C'E'...


“Perché odi le donne, Amanda?” È questa la classica domanda che tutti mi pongono quando, dopo aver letto i miei post, vengono investiti dall’onda anomala della mia energia misogina.
Spesso me lo sono chiesto anche io, e finalmente credo di aver trovato la risposta. Ma andiamo per gradi, altrimenti io che ci sto a fare qui?
Se, come credo, siete rimasti sgomenti davanti all’immagine di cui sopra sono certa allora che cominciamo già ad intenderci… perché, a dire il vero, io le donne le vedo proprio così: monche.
Intendiamoci, quella a cui mi riferisco, non è altro che un’immagine mentale; è la rappresentazione simbolica di come apparirebbero le donne se le stesse riuscissero a proiettare la propria immagine su una parete bianca.
Vi starete adesso chiedendo come faccio a conoscere, a discernere, questa immagine se ogni donna la porta dentro sé? Diciamo pure che non ci riesco, e che non sono neppure dotata della capacità di leggere nel pensiero altrui.

E dunque? E dunque io ci riesco, limitandomi semplicemente ad osservare.

Ora, tornate per un attimo a riguardare il corpo della donna raffigurato in alto… e ditemi cosa vedete?
Non so voi, ma io vedo semplicemente una donna in posizione pronta ai blocchi di partenza, ma vedo anche una donna senza gambe.

La nota dissonante è invece la “qualità” della sua ambizione: fuori dalla sua portata… dalle sue possibilità.
...E poi vedo una paio di protesi. Sapete voi cos’è una protesi? La protesi è in genere un “prolungamento”; è l’estensione concettuale delle capacità non possedute dalla persona che le indossa.
E così, una sedia a rotelle aiuterà il suo utente a spostarsi; un apparecchio auricolare a sentire; una dentiera a mangiare… un telecomando ad accendere il televisore, un’auto a spostarsi, una forchetta a mangiare.

C’è però una cosa che non mi convince, anzi una serie di cose che non mi convincono: un colore fasullo di capelli, un colore fasullo sulle labbra, un colore fasullo sulle guance, uno sugli occhi, un profumo fasullo, un paio di ciglia fasulle, un set di unghia fasulle, un colore fasullo sulle unghia fasulle. Poi la lista del fasullame si arricchisce di altri elementi: un reggiseno che solleva, che spinge, che stringe; un tanga che scoscia… una guaina che modella. E ancora: un po’ di silicone qua, un po’ di botulino di là, una liposuzione dall’altra parte, uno zigomo smussato, un setto nasale piallato, qualche costola in meno, un imene riverginizzato.

Le donne in questo ultimi due secoli hanno imparato a far uso delle protesi, e in certo qual senso hanno incominciato a provarci gusto…, anzi hanno provato gusto a vedersi sempre più incomplete, e per converso sempre più bisognose di protesi che le aiutino a “ripristinare” qualcosa di perso.

Il punto, vedete, non è cosa “sarà” la donna nella foto grazie alle sue protesi, ma cosa “è” in realtà la donna senza.

Nulla. La donna senza le sue “belle” protesi non è nulla… nulla che valga la pena di amare. La donna oggi è solo un’accozzaglia di sovrastrutture tenute insieme dall’ambizione di apparire qualcosa che non è: è solo suprema vanità, vanità allo stato puro; inutile dispendio di energia vitale.

E per chi avesse voglia di un salto nella più ammorbante spazzatura culturale femminile, ecco bello e pronto l’ultimo ritrovato in fatto di superfluo protesico.

Fare ginnastica sui tacchi a spillo. È la nuova specialità dell´estate introdotta nelle palestre milanesi. Questa tecnica, che spopola in America, è amatissima da donne super mondane come Paris Hilton e Victoria Beckham ma è praticata anche da attrici meno esibizioniste come Julia Roberts che, in palestra, tonifica il fisico issata su tacchi altissimi. Lo stretching delle dive è sbarcato a Milano nel circuito del Virgin Active di Corsico e Bicocca ma sta prendendo piede un po´ dappertutto. Complice la moda che, dopo aver regalato alle donne la comodità delle ballerine ultrapiatte, adesso cambia registro e rilancia i tacchi da vertigine dai 10 ai 12 centimetri, quelli che mettono a repentaglio la caviglia.«Imparare a stare sui tacchi a spillo è un ottimo allenamento per ritrovare sicurezza e femminilità - spiega Lucia, allenatrice al Virgin Active - questa è una ginnastica che fa bene alle gambe e migliora anche l´autostima». Lucia, fisico da cubista, esperta di fitness ed estimatrice della cultura zen, la prima cosa che insegna è quella di avere un portamento fiero e consapevole. «Le donne che non hanno familiarità con i tacchi tendono a buttare in avanti spalle, sono disarmoniche e sbilanciate - spiega - invece per camminare bene basta mettersi davanti a uno specchio, tenere gli addominali e i glutei contratti con le spalle abbassate e il collo proteso verso l´alto». Lucia assicura che una volta imparata questa tecnica «basta mettere un piede davanti all´altro, con il ginocchio leggermente piegato, e si fa concorrenza alle modelle». Imparare a camminare è fondamentale ma non basta. Lo stretching sui tacchi a spillo, se praticato con costanza, allunga la muscolatura delle gambe, dal polpaccio alle cosce, e le rende anche più sexy. «Questa è una pratica che può contribuire a scolpire la gamba - racconta Lucia - Sharon Stone è una tra le più convinte sostenitrici di questi esercizi. Le sue gambe sono toniche e sensuali allo stesso tempo. E i tacchi sembrano naturalmente incorporati nelle sue gambe». Ma per raggiungere i risultati di Sharon Stone ci vogliono parecchie lezioni. Bisogna avere la costanza di passare ore e ore in palestra, sottoponendosi a esercizi che servono ad allungare e a rendere più sottili i muscoli. Il tutto senza mai dimenticare di portare in palestra i tacchi a spillo, perché senza quelli la lezione non si comincia neppure.

Sto per avere un orgasmo di misoginia. Cazzo se siamo messe male!!!

5 commenti:

  1. Soprattutto avrei detto che, più o meno indirettamente, le protesi delle donne fossero gli uomini (rapporto utilitario).

    Suppongo invece che al Virgin Active rifacciano anche l'imene!

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  2. Marcello carissimo, constato felicemente che tu sai vedere oltre... Ti dirò, c'avevo pensato, ma questo "passaggio" viene dopo, E d'altronde se la donna non si percepisse cosi "difettosa" non se andrebbe in giro a comprar protesi.

    O a sposarsele.

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  3. Ora ho capito il collegamento tra le due cose, non ci avevo proprio pensato.

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  4. analisi lucida, sei grande e penetrante (concetto che forse a molti ometti non piace) a me si, è sempre un piacere leggerti e soprattutto documentarsi...
    Yotanka

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  5. evviva il nulla allora.

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