mercoledì 25 marzo 2009

9 MARZO FOREVER


Ci sono anni molto strani, anni in cui il tempo sembra non passare mai. Ecco, io quest anno mi sono ritrovata questa spiacevole sensazione nelle tasche della più amara consapevolezza (Dio come sono alta,oggi! ndr.)

Quest’anno, infatti, diversamente dall’anno scorso – o del tutto uguale a l’anno scorso – mi sono trovata di nuovo a contare i centesimi dell’indifferenza… e, badate, non parlo di quella degli uomini; a quella, ormai ci siamo abituate. Mi riferisco infatti a quella delle donne verso le altre pari-stronze.

Che dire? Anche a questa, ahimé, ci siamo abituate, ma io pensavo che almeno per un giorno all’anno potessimo mettere da parte le nostre abituali competitività in favore di un ragionamento che il nostro status di donne “emancipate”impone. E invece cos’è successo? Nulla, nothing, nicht, rien, nada de nada.

Quest’anno, anche in concomitanza della promozione del mio libro, sono andata a Milano. La giornata era insolitamente calda e piacevole, le donne in giro per le strade (come tutti i giorni dell’anno) erano davvero tante, ma chissà perché andavano tutte per cazzi loro (Dio come sono bassa oggi!). Si, ok, quasi tutte tenevano in mano o sul bavero della giacca un ramoscello della mimosa, ma questo cosa cazzo c’entra con la festa della donna? (sto cominciando a raschiare il suolo dell’incazzatura) Non è che per comprare un mazzettino spelacchiato di mimosa bisogna aspettare l’8 marzo, eh?! Chi invece aspetta l’8 marzo sono proprio gli uomini. Loro sì che non si dimenticano mai di questa festa, fosse soltanto per attenderci in ogni dove con un ramoscello della suddetta acacia per lanciare l’ennesimo attacco al nostro amor proprio, proponendosi con cortesia e un filo di bava alla bocca per trattarci come principesse. Una volta l’anno, infatti, i più sensibili si svegliano un quarto d’ora prima, razziano l’aiuola più vicina, quindi s’avventurano in cucina facendo maialate inenarrabili maldestramente spacciate per “nouvelle cuisine del mentecatto” che poi addobbano su un improbabile vassoietto.

I meno sensibili invece ci attendono sui mezzi di trasporto con lo stesso ramoscello e la stessa bava, ma con una marcia in più: uno straordinario invito a cena in un lussuosissimo ristorante… che noi ovviamente declineremo in favore della classica goliardata tra donne che ci vedrà rinchiuse in chissà quale ameno locale malfamato a fare pompini allo stripper di turno infarcito fino alla punta dei capelli di Viagra.
Non starò qui a biasimare nessuna od a fare la morale… e d’altronde se i vostri mariti sono stati scelti su basi diverse da quelle fisiche, è perfettamente naturale cercare una cannuccia da ciucciare almeno una volta l’anno. Quindi lasciamo stare.

Quello che veramente mi ha colpito – ma a questo anch’io dovrei esserci abituata – è stata la totale assenza di voci. Milano era sì piena, ma di stronzette protese a spendere la paghetta del marito o la misera busta paga (invisibilmente decurtata di un buon 15 % rispetto agli uomini) nei negozi del centro. Per fortuna che il sindaco di Milano è una donna… perché altrimenti al posto dei musei aperti non avremmo avuto neppure quelli, ma solo il classico calcio in culo che tanto ci eccita per 364 giorni l’anno. Sì, dev’essere così, a noi la nostra condizione piace… ci piace davvero tanto. Ci piacciono le gentilezze, gli uomini che ci aprono la porta, che ci fanno regalini ogni due-per-tre, che ci mantengono. E se, santo iddio, ogni tanto ci danno qualche terapeutico ceffone, che problema c’è? E dunque perché modificare questo status quo? Se veramente le cose non ci piacessero, ci armeremmo di tutto punto e ci uniremmo a forza per dire la nostra. Ma che distratta – scusate – mi ero del tutto dimenticata che noi siamo solo in grado dire grandissime minchiate.

L’8 marzo 2009 penso che sarà ricordato per le cazzate della nostra cara Carfagna che con orgoglioso tailleur ci dice che adesso c’è una legge sullo Stalking (attenzione ragazze il discorso vale anche per voi) , ma soprattutto per la mega minchiatona cosmica del presidente dell’ANML (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) Marco Fabio Sartori che in occasione del lieto evento lancia il progetto NOTE SCORDATE.
L’iniziativa è stata fatta ruotare sulla deplorevole sorte delle donne morte sul lavoro. La notizia, vi dirò, mi ha colto di sorpresa forse perché ho ancora nelle orecchie le urla di quei poveri disgraziati della Tyssen o di tutti quei bei maschietti che se ne stanno sulle impalcature a fare lavoretti che noi etichettiamo come “lavori da maschi”… (ma non stavamo cercando le pari opportunità?)
Storco il naso ma resto all’ascolto… e ci resto fino a che non scopro che in verità gli incidenti delle donne sono fortemente inferiori a quelli occorsi agli uomini, ma che il 70 % di coloro che hanno avuto un incidente lo hanno avuto non già sul lavoro, ma sulla strada per recarsi sul posto di lavoro.

Intermezzo spastico
No, perdonate, credo di non aver capito il nocciolo della questione… gli incidenti avvengo sulla strada??? Scusate, ma questo cosa minchia-cazzo-ano-vagina c’entra con le morti sul lavoro??? Non sapevo che la strada partecipasse all’incuranza del datore di lavoro o fosse complice dell’assenza degli estintori…

Spiegazione
Siccome mancavano studi inutili volti a dimostrare la discriminazione delle donne, qualcuno ha pensato bene di metterla sul tragico e di sollevare la questione circa la mortalità delle donne che vanno a lavorare, quando invece gli uomini usano il tele-trasporto per compiere lo stesso tragitto.
Il fenomeno è stato anche osservato per elaborare – non senza un esoso esborso da parte dei contribuenti – un piano o iniziative per arginare il fenomeno. Queste alcune proposte:
1 - la costruzione di Aree di sosta Rosa, in cui ogni avveduta lavoratrice potrà riposarsi grazie all’ausilio di esperti massaggiatori, coiffeur ed estetisti per le feste. Certi stress vanno accuratamente evitati!
2 - l’elaborazione di un nuovo orario di lavoro che prevedrà una riduzione dell’orario in favore di altre attività altamente remunerative come darsi il rossetto prima-durante e dopo le riunioni, fare un perentorio cambio d’abito tra mattina e pomeriggio quindi un riposino di mezz’ora ogni mezz’ora per evitare i fisiologici cali di attenzione. Dio non voglia che le rughe ci sconvolgano il make-up!;
3 - uno sconto del 70 % su prodotti probiotici a base di omega 3 che rafforzano le difese immunitarie e le risposte agli stimoli esterni quali sorpassi, parcheggi e pagamento dei pedaggi… tutte attività create ad hoc per discriminare le donne;
4 - l’uscita due ore prima dal lavoro, in modo tale da assicurarsi le strade tutte libere per fare i fatti propri anziché guardare quel cazzo di strada che si trovano davanti. Dicesi strada: quell’insignificante cosa nera con una striscia bianca (continua o intermittente) sui cui facciamo di tutto tranne che guidare.
5 - un tampax commestibile in dotazione a tutte le lavoratrici, così non dovranno costantemente fermarsi – almeno una volta al mese – in quelle lerce aree di servizio.
6 - una Pink-box con satellitare e salvavita Beghelli per quelle sciuprinate che non sanno cambiare una ruota, ma preferiscono farsi violentare da un rumeno qualsiasi piuttosto che sporcarsi le mani…. Oddio, che distratta, questa l’hanno già inventata. Sigh!!


Morale della favola: le donne, pur di sorpassare gli uomini, vanno anche a lavorare, ma spesso preferiscono non arrivarci.

Benvenuto 9 marzo!!!







1 commento:

  1. Per quanto tu possa risultare obbiettiva nell'argomentazione di alcune situazioni, mi sembra che ciò che scrivi in qualche modo sminuisca l'importanza di essere donna. Forse tralasci il fatto che non tutte le donne sono ochette - puttanelle da 4 soldi che, a parole, rivendicano la parità di diritti e poi, a fatti, sono sconvolte dal fatto di non avere il tempo di potersi dare un'altra passata di rossetto. Esistono anche le donne vere. Quelle che i politici di oggi (che, ahimè, politici non sono) tralasciano di ricordare, quelle che sul serio si danno da fare per la VERA parità di diritti e per mandare avanti la loro vita e quella dei loro affetti. Non perdere tempo a citare la classe dirigente, dal momento che purtroppo le minchiate che è capace di sparare le sappiamo tutti, parla ogni tanto di quelle che fanno una vita che nemmeno gli uomini avrebbero mai il coraggio e la forza di fare. Perchè quelle sono donne degne di essere chiamate tali. Non quelle che vanno a riempire i buchi di una trasmissione cn il culo nudo e le tette al vento. Parla di quelle che subiscono le peggio violenze e hanno comunque la forza di andare avanti, parla di quelle che si inventano qualsiasi cosa pur di dare una buona vita ai loro bambini, parla di quelle che dedicano la loro vita a una causa per cui sono anche disposte a morire. Credo che quelle siano la forza che da al femminismo la possibilità di andare avanti. Perchè, si sa, la nostra società il femminismo lo sta uccidendo. E molte donne con lei. Ma non per questo si deve fare di tutta l'erba un fascio, non credi?

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