domenica 1 febbraio 2009

RAGIONE 4: NON FACCIAMO MAI LA COSA GIUSTA

Barbie e Carfagna. Due donne, un destino.
Il 9 marzo 2009 il mondo cerebroleso festeggerà i cinquant’anni della Barbie mettendosi in testa un una cofana biondo platino leggiadramente accessoriata da magnifico fiocco rosa. Quanto saremo carine… e d’altronde mamma ci ha sempre voluto così, no?

La notizia – vi dirò - sarebbe passata in sordina se non mi fossi soffermata a pensare a tutti i guai che questa sgallettata in lattice c’ha fatto passare in tutto questo tempo.

Intendiamoci, non ho alcuna idiosincrasia nei confronti dei manufatti in lattice di 22 cm, ma il solo fatto che ella non vibri, in un certo qual senso, mi rende perplessa… anzi direi frustrata. Insomma qual è il suo reale significato nella nostra vita? Perché proprio 22 cm? Perché mai fin da piccole hanno continuato a regalarcele? Ma soprattutto, perché ancor oggi ha tanto successo?

Lo so, avrei fatto prima a verificare l’esistenza di Dio, ma oggi sono a casa malata, ed essendo auto-lesionista, ho deciso di tentare il suicidio. Almeno quello intellettuale, intendiamoci.

La prima volta che m’imbattei nella Barbie fu all’età di cinque anni. A cinque anni le bambine sono tutte più o meno uguali, ma decisamente tutte inesorabilmente piatte, tendenzialmente bruttine e grandemente confuse.
Non c’era molto da fare: le tette prima o poi sarebbero cresciute e la patatina avrebbe cominciato anch’essa ad avere i suoi pruriti. Non mi era chiaro perché mamma me l’avesse regalata, ma poi compresi che tutto faceva parte dell’educazione sentimentale da interiorizzare come schema di comportamento per i prossimi trent’anni.

Non so i vostri, ma i miei giochi vertevano soprattutto sul vestirla e rivestirla in concomitanza con i magnifici eventi di vita quotidiana che mi creavo nella mente e che poi scoprì che non sarebbero mai divenuti reali. Nella fattispecie, si trattava sempre di eventi mondani: feste, serate romantiche, balli… o comunque tutto ciò che esigeva dieci metri di tulle e un coroncina in testa.

Fortunatamente, i tempi sono passati e hanno inventato le veline: manufatti in lattice che danzano semivestite (notate l’arguta contrapposizione concettuale… non ho detto “seminude”) che non aprono bocca neppure quando le fanno diventare ministre delle pari opportunità.

Vi starete chiedendo perché abbia virato a 180 gradi su quella “cosa” anoressica che blatera a fasi alterne sgranando gli occhi come un’allupata?
In effetti, stavo per illuminarvi sui mille modi per attuare un genocidio di massa nei confronti di quelle bambolette nemmeno buone spolverare le nostre cavità uterine (vedi foto in alto), quando ad un tratto fui rapita da un’interessante discussione parlamentare su Radio Radicale.

Come ben sapete, in questi giorni la Mara dal digiuno coatto (sindrome da top model senza tacchi dati in comodato d’uso al Cav) si è pronunciata sullo Stalking… sulle persecuzioni telefoniche, per dogma, ad opera degli uomini.

Tra le mie lettrici c’è sempre una fan della Carfagna e stavolta mi prendo la licenza poetica di anticiparla: quando una donna ha raggiunto i suoi obiettivi personali, si stanca dell’interesse dell’uomo e la percepisce come una violenza. Chissà, quindi, se gli uomini potrebbero denunciarle a loro volta quando “scassaminchiamente” li tartassano telefonicamente per ottenere quel paio di scarpe viste nella vetrina di Gucci o la pelliccia di rat musqué?

Il punto su cui volevo portarvi è invece un altro. Quando una rappresentante del PD le ha chiesto perché avesse tolto dall’emendamento il riferimento agli stereotipi di genere veicolati attraverso i media, ella non solo non ha dato una risposta (tacere è il suo sport preferito), ma ha affermato che stava facendo il suo lavoro. Il suo lavoro?!
Si, stava facendo il suo lavoro: stava leccando sapientemente i piedi fetidi di quel nanerottolo che le aveva dato una poltroncina rosa-pastello per tenersela buona, a portata di…

È anche sin troppo facile asserire che il problema della violenza sulle donne risieda nelle telefonate insistenti degli uomini, e non già nella qualità delle immagini che le riguardano… soprattutto se veicolate “guarda caso” dalle TV del suo signore e padrone (a proposito di emancipazione!!!).

Il problema degli stereotipi sulle donne, sembra infatti per la Carfagna una questione assolutamente banale… e d’altronde che colpa ne abbiamo se i nostri modelli di identità fanno tutti rotta verso quelle gran troie che si vedono ovunque e che continuano a imperversare nell’etere? Che colpa ne abbiamo se siamo così sensuali da provocare ormonalmente un uomo da mattina a sera per poi castrarlo ad ogni piè sospinto? Che colpa ne abbiamo se gli uomini non ci rendono- pan per focaccia – la stessa cosa?
Che colpa ne abbiamo, infine, se tutto attorno a noi continua rimandarci l’immagine di una battona in cerca clienti paganti? Vorrei sapere, cara Carfagna perché lei è cosi talmente ottusa sulla questione, o forse cosi affezionata alla poltrona da non voler vedere l’origine dei problemi?

Lo stereotipo è un fattore culturale, e di certo quelli che pesano sul suo culo e sulle sue tette “castamente” sparse nel web forse le potrebbero dare qualche utile indicazione. Lei spesso si è lamentata dicendo che viene “trattata” così solo perché è una bella donna, ma è sicura che si tratti di questo e non già del fatto che si tratti di una bella donna in pose e comportamenti da troia in cerca di cazzi?
Ovviamente queste non erano le sue intenzioni… no, lei voleva fare solo alcuni scatti per il calendario della CEI… o per il gruppo di preghiera di Maria Teresa di Calcutta.

La questione è che gli stereotipi – come lei ha avuto modo di sperimentare sulla sua pelle – sono difficili da modificarsi, ma lei davvero non fa nulla in tal senso. Certo, se gli uomini se ne andassero col pacco in bell’evidenza o con i kilt che lasciano intravedere il pisello… certamente questo sarebbe scandaloso, contro la morale e provocherebbe non poche reazioni nelle donne assatanate di cazzo da mattina sera. E forse a quel punto gli esseri più dotati sarebbero bersaglio di telefonate ossessive da parte di donne che lo vogliono… e a questo punto le toccherebbe rivedere il disegno di legge-bufala che si appresta a varare…

Sarebbe interessante se anziché impegnarsi cosi blandamente su una legge cosi stupida lei non abbia l’illuminazione di correggere il tiro della nostra educazione, cominciando ad esempio a boicottare queste tardone in lattice, il rosa dai nostri armadi, la dolcezza dai nostri visi, la presunta innocenza dei nostri comportamenti, la dogmatica ragione dai nostri discorsi, i concorsi di bellezza, le trasmissioni dove si risparmia sul tessuto dei costumi delle fighette all’aria? Perché una volta tanto non mette in moto il cervello su qualcosa che ne valga la pena? Ma soprattutto, perché non la smetto con queste domande retoriche?
È sempre a questo punto, infatti, che solitamente il popolo delle Libertà (e ti pareva?!) porta avanti il suo solito, insulso, stendardo: la libertà. Questa parola ha cominciato da tempo ad avere un suono strano per me…

Che posto è un luogo in cui tutti siamo liberi? È forse un luogo felice? Che luogo è una strada dove le donne sono libere di vestirsi come troie e gli uomini sono interdetti da comportamenti naturalmente leciti? Ve lo dico io, è soltanto il luogo ideale in cui continuare a fingere di essere il sesso debole, in cui essere discriminate perché certe che tutto il mondo con velata indulgenza si occuperà di noi e dei nostri falsi diritti, il luogo dell’opportunismo… e dell’allevamento di tutti quei coglionazzi infarciti di storpiate immagini vecchie come quella Wilma Flingstone. Osso in testa compreso.

Io credo, ahimé, che la risposta risieda nel fatto che noi donne abbiamo fatto la nostra scelta… abbiamo scelto di seguire Barbie, diventare veline, emulare gattemorte, apparire indifese e deboli… e di ambire a fare le ministre senza portafoglio. Non c’è nulla di male in questo, ma santo Iddio smettiamola di piagnucolare: le lacrime si sciolgono rapidamente e le macchie di mascara fanno pugni col nostro vestitino rosa.

E adesso lasciatemi nel mio dolore…vorrei attaccarmi ad un tenda e piangere drammaticamente… vorrei, ma non posso; l’unica cosa che vorrei fare al momento e attaccare la spina a quella cazzo di sedia elettrica e farne un posacenere. Rosa ovviamente.

7 commenti:

  1. "quando una donna ha raggiunto i suoi obiettivi personali", questa tua frase è da incorniciare, è di una verità assoluta.

    Difficilmente una donna ama veramente l'altro che non sia se stessa.

    Un uomo rappresenta solo un mezzo per raggiungere il fine opportunistico di una donna:
    specchiarsi nella sua immagine di superbia e superiorità nei confronti di tutto ciò che esterno ad essa; cioè raggiungere quello stato di onnipotenza che si traduce in quei atteggiamenti che tanto danno fastidio agli altri.

    E' chiaro, che una donna che raggiunge questo fine e questo stato, non si rende minimamente conto di quanto sia oggettivamente inferiore agli altri.

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  2. Sante parole, caro Angelo...

    non aggiungo altro. Per fortuna non sono l'unica a pensarla così...

    Amanda

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  3. ....quel genere di donne che sono solo in cerca di notorietà non so se avete notato ma tutte le volte che vogliono attirare l'attenzione di qualcuno si comportano proprio come l'ultima delle prostitute per la strada.......e la cosa più assurda è che queste poi diventato lo stereotipo, l'immagine a cui si "deve" ambire.....pazzesco!!!!.....L'IMMAGINE DI UNA DONNA RIDOTTA AD UN OGGETTO.......veramente pazzesco..............PS......Amanda io sono un uomo, tu sei davvero una Grande............con affetto..............

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  4. che cazzo le donne ancora credono di essere osteggiate dall'uomo. Ma dove, fanno quello che vogliono sempre e comunque, abortiscono anche se il maschio vuole il figlio, non abordiscono soloperché amano il figlio nascenta, e i soldi che l'obbligato paà dovrà dare loro. Il 1522 lopaghiamo con le nostre tasse al callcenter ci son soltanto donne, che schifo. Se un uomo lo chiama per avere chiarimentiin merito alla legge ti sbattonoil te telefon in facci. Ma lo paghiamo con le nostre tasse, quando già esiste un servizio fatto dalla curia vescovile col numero urbano. Ma a me che cazzo mi difende dallo stupro psicologico di una stronza ministro delle poari opportunità che dice che la legge contro lo stolking è a favore delle donne. E' a fasvore di ogi perseguitato cazzo. Ce volute Emilio fede per farglielo dire. E poi chi per fare all'amore con la tua ragazza devi chedrlo un mese prima, e se tu le fai le corna ti chiude fuori della tua casa, vedi forum di qualche settimana fa. Se ad una donna tu le cedei il passo davanti al banco della ruta ti dnuncia perché lei ha diritto perché donna!!!! Queste cose sono accadute in parte anche a me, ho risposto a dovere ad una ragazza che voleva pagare prima di me, ha chiamato un polizioto municipale, dicendogli che le ho atto stolking. Per fortuna una signora ha preso le mie difese. Carfagna sei una capra.

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  5. Ciao Gianluca,
    a voi uomini non vi difende nessuno/a perché lo sport preferito dalle ministre delle pari opprtuinità non è difendere le uguaglianze tra uomini e donne, ma agire in modo diseguale nell'ottica di una vendetta culturale sommaria che non guarda in faccia nessuno.
    Hai ragione su tutto, ma anche torto perche voi uomini non avete capito che qualcosa di terribile sta accadendo: siete diventati ostaggi delle volontà sbagliate di donne frustrate.

    Grazie per il tuo commento... e passa parola. forse un po' di consapevolezza maggiore può aiutare a risvegliare le coscienze sopite di gentlemen del cazzo.

    Amanda

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  6. sono perseguitata da tempo da un ex ormai sono alla frutta ,e le autorità non riescono a fermarlo , anche se andra in prigione x stolking poi quando esce ricomionceràa farmi di tutto chi ci protegge dopo, io un modo lo saprei farci giustizia da sole ,non si può rovinare la vita alle persone per sempre che ne dite?

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  7. ah, e ci vuole l'approvazione pure? wow, complimentoni!

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