sabato 13 settembre 2008

IL SAGGIO CINESE E LA PATATINA BOLLENTE



Immagino che un simile titolo vi abbia quantomeno indotto a chiedervi “ma cos’hanno in comune un saggio cinese e una patatina bollente?” Vi dirò, mi aspettavo una simile domanda, ma prima di rispondervi (perché una risposta c’è) vi pongo un’altra questione: “che differenza c’è tra un riccio e un preservativo?”

Nel frattempo che pensate alla soluzione del mio enigma, vi racconto di un famoso adagio cinese detto da uno che di cinese non sapeva nemmeno un involtino primavera. Non ricordo bene le parole, ma più o meno faceva così: mentre i cani pastori litigano il lupo si mangia le pecore.
La seconda questione che si pone è dunque: perché ce l’hai raccontato?

A questa domanda rispondo subito: perché sono giorni che mi sto letteralmente sbellicando dalle risate… grasse risate. Talmente grasse che non dormo più la notte. Rido e continuo a ridere perché davvero non posso farne a meno, ma soprattutto perché non posso far altro che ridere.

Vedete, cari amici, ci sono questioni che per loro natura impongono almeno una risata. In genere si tratta di questioni talmente arzigogolate (ma solo apparentemente) che improvvisamente diventano una sorta di casus belli sui cui tutta la popolazione viene invitata ad esprimersi… e di solito tutti lo fanno senza nemmeno chiedersi perché. Intendiamoci, esprimersi è un diritto di tutti, ma quello che mi chiedo è perché se ne stia parlando , ma soprattutto perché oggi? A questa domanda di solito non si ha una risposta precisa. Insomma, perché oggi e non ieri o domani? Già perché? Ve lo dico io: perché qualcuno ha deciso che era giunto il momento di parlarne… e perché era giunto il momento? Ecco, questo è un altro problema, ma procediamo con calma, e parliamo di “chi” e del “cosa” si sta parlando.

Da circa una settimana, o giù di lì, la nostra amica Carfagna (la chiamerò così perché ho un orzaiolo nell’occhio destro e proprio oggi ho smesso di sparare sulle ambulanze. Prima o poi certi vizi bisogna toglierseli…) ha ri-sollevato la questione della prostituzione e del disegno di legge che dovrebbe una volta per tutte “debellare questo male della società”. Ecco, detto in questi toni – ne converrete – la questione assume una coloritura moraleggiante degna solo delle grandi eroine di un tempo; del bene che lottava contro il male. E allora quale occasione migliore per rispolverare i nostri primordiali sentimenti umani… quei buoni e bravi sentimenti di una volta? Eh, già come se non avessimo atro da fare nella vita?!

Improvvisamente infatti l’attenzione della pubblica opinione viene letteralmente catalizzata da quest’argomento che, a dire il vero, di “nuovo” non ha assolutamente nulla. Anzi per essere precisi, è questo un tema che ha interessato la donna e l’uomo da che quella gran troia di Eva ha fatto quel gran casino ingurgitando alle spalle di quel coglionazzo di Adamo una fottuta mela. La questione vedete sta tutta li… e come al solito è il “prezzo” della frutta ( e dei beni di prima necessità) che pone problemi alle famiglie italiane. Da secoli e secoli.

Anyway, sono quasi sette giorni che dappertutto impazzano programmi radiofonici, programmi televisivi e articoli di giornali che discutono animosamente sulla questione. In questo stesso frangente io invece mi sono occupata di altre cose: mi sono divertita a crepapelle a guardare coloro che guardavano e discutevano sulla questione. ..esattamente con lo stesso ghigno spocchioso con cui si osservano due donnette di strada che se le danno di santa ragione per accaparrarsi un pulloverino misto-lana al mercatino rionale infrasettimanale. L’atteggiamento, il mio, non è infatti quello di chi vuole far cessare la bagarre quanto di stare a vedere come va a finire.

Perdonate il mio cinismo, ma io questa proprio non me la voglio perdere. A volte, si sa, per capire realmente le cose bisogna opporre un doveroso distacco… bisogna cioè estraniarsi e stare lontano a guardare. Senza muovere un dito.

In questi divertentissimi sette giorni, ho sentito tante di quelle minchiate che se avessi potuto raccoglierle e venderle sotto banco oggi sarei la donna più ricca della terra. A dire il vero più che minchiate era un trionfo di luoghi comuni, di perbenismo, di moralismo, di finto senso pratico e dio sa di cos’altro.

A scuole di buone maniere e di civiltà ci hanno insegnato una cosa che si chiama “problem solving”: una specie di arte povera inventata da Re Salomone che ahimé, nonostante i buoni sforzi culturali e il passa-parola, si è quasi del tutto persa nei meandri di chissà quale scatola cranica.

I cultori del problem solving asseriscono però che prima di risolvere un problema bisogna “definirlo”, ossia bisogna capire esattamente il nodo problematico di una questione. Ritorniamo temporaneamente alla questione della prostituzione.
Tra le tante minchiate definitorie sparse nell’etere (e correlate soluzioni del cazzo) queste sono quelle che più mi hanno fatto ridere:
1. La prostituzione è un problema di ordine pubblico, legato all’immigrazione clandestina e al degrado delle nostre strade. Soluzione 1: estradare le clandestine al loro paesello, ripulire le aiuole dei viali, mettere qualche fiorellino qui e là per rallegrare la vista dei passanti.
2. La prostituzione è un problema morale. Dice la Carfagna: io come donne inorridisco davanti a questo problema… ovvero inorridisce davanti al fatto di vedere per le strade delle donne vestite come veline che la danno a destra e a manca per farsi le vacanze alle Maldive. Il punto è che certe cose non si debbano più “vedere”… il che non corrisponde al fatto che certe cose non debbano più “esistere”. Notate la sottigliezza. Soluzione 2: relegare le puttane in un appartamento e mettere un distributore di ticket per la fila o un call center per la prenotazione della “seduta”.
3. La prostituzione è un problema educativo: i nostri bambini vedono modelli di comportamento sbagliati. “mamma mamma” disse il bambino incuriosito “perché quella signora se ne sta ferma attaccata al palo vestita in quel modo?” E la mamma imbarazzata per l’assenza di spiegazioni logiche rispose “che vuoi che ti dica? Deve essere una velina che sta aspettando l’autobus per andare a lavorare”. Soluzione 3: dare un tailleur a tutte le puttane, una 24 ore, un quotidiano sottobraccio e il gioco è fatto… così non vi sarà nessuna differenza tra una puttana e un’altra puttana che dà il culo per 1000 euro dopo una laurea.
4. La prostituzione è un problema condominiale: le prostitute in casa abbassano il prezzo degli immobili in cui lavorano. Soluzione 4: creare dei condomini lontano dei centri abitati, lontano da occhi indiscreti, dalle strade di maggiore comunicazione, etc. Si vocifera di una colonia su Marte.
5. Lo sfruttamento della prostituzione è una forma di schiavitù legata alla tratta delle donne. Soluzione 5: prendere indice e pollice e aprire, uno per uno, gli occhi degli italiani… forse così cominceranno a vedere che gran parte di loro si diverte un mondo a fare la sarta. Carletto che mestiere fa la tua mamma? – chiese la maestrina il primo giorno di scuola “sarta!” esclamo il frugoletto panciuto. “Oh che bello… ago, filo e stoffe?” “no!”- rispose perentorio il bimbetto – “sarta da un cazzo all’artro”;
6. La prostituzione genera ingiustizia sociale. L e puttane devono pagare le tasse come tutti! Da qui la conseguenza che la prostituzione venga riletta come una professione come le altre. Soluzione 6, la più interessante: lo stato regolarizza le prostitute, ne fa una professione e ne tassa i redditi. Detto in altre parole, prende dal ricavo delle puttane un aliquota del 45%... il che non fa differenza con quello che avviene attualmente ad opera dei cosiddetti “pappa”. In altre poche parole, lo stato si sostituisce a pieno regime allo sfruttatore… e per le puttane sarà sempre la solita storia: c’è sempre qualcuno che mangia a sbafo.

E mi fermo qui perché davvero la casistica è ampia quanto il gran Canyon, ma soprattutto perché la fantasia degli italiani , il perbenismo, l’ipocrisia, il catto-moralismo imperante nella nostra testa fa più vittime degli incidenti stradali nel periodo estivo.
…e intanto molti continuano a parlarne e bla bla bla bla…

Quel che in realtà sta succedendo è un’altra cosa: nel frattempo che queste seghe mentali producono orgasmi inenarrabili succede che il governo si fa letteralmente i cazzi suoi. Non parlo di questo governo… perché per quanto mi riguarda, non appena qualcuno sale al potere il sangue gli va alla testa e comincia a sragionare e a pensare a se stesso.

La politica, vedete, è una specie di gioco di prestigio: perché il trucco funzioni è necessario che il prestigiatore crei un diversivo plausibile che distragga l’occhio balengo del pubblico. Tutta questa storia è infatti un diversivo plausibile, abilmente prodotto per distogliere l’attenzione del pubblico. Attenzione su cosa? Sul la mancanza di idee politiche serie, ma anche sull’invisibile incedere di leggi che di punto in bianco determineranno la nostra vita, mentre noi staremo ancora parlando di puttanate.

Per quanto riguarda la mancanza di idee, beh, la prima cosa che mi viene in mente riguarda una pura e semplice questione di legittimità: ma da quando un ministro delle pari opportunità si occupa di prostituzione? Qual è il collegamento tra le politiche di parità con questa questione? Quale azione paritetica si vuol promuovere contrastando la prostituzione? Vedete io nelle pari opportunità ci lavoro da oltre 10 anni, quando ancora la Carfagna se ne andava in giro sgambettando a “Non è la RAI” e vi giuro che il collegamento proprio non c’è… con tutti i problemi reali di pari opportunità che vi sono. E non mi riferisco solo alla diatriba tra donne e uomini, in cui di solito gli uomini sono sempre dipinti come il sesso forte “da raggiungere”. Un’attenta lettrice del mio blog, aveva scritto un mese fa (con orgoglio e un chilo di cecità) “la Carfagna sta facendo la legge per combattere lo Stalking. Bello, fantastico!!! E da quando il ministero delle pari opportunità legifera? Ma non dovrebbe forse occupare di provvedimenti tesi a riequilibrare culturalmente la visibilità sociale delle donne e quella degli uomini, e di tutte le altre sotto-fasce deboli?

Sembra infatti che la legge delle Carfagna non abbia alcun merito circa il contrasto del fenomeno sociale della prostituzione , ma che tenda invece a sanzionare con multe i comportamenti dei cittadini. Un dubbio allora mi sfiora: non è che l’intento sia quello di creare una nuova tassa comunale sostitutiva all’ICI? D’altronde se un problema lo sia affronta così, più che un problema sociale sembra un problema di casse dello stato vuote, senza contare che il disegno di legge proposto fa acqua da tutte le parti.

Ma il punto rimane lo stesso: stanno tentando di distrarci con futili questioni. Stanno creando un sorta di fiction globale fatta di buoni sentimenti, di moralismo, di falsa giustizia e tutto quanto può farci immediatamente piacere e che ci restituisca la sensazione che le cose vanno nella maniera giusta.

La giustizia, vedete, è un po’ come un oggetto di lusso; solo chi ha i soldi può permettersela e può manovrarla. A tutti gli altri tocca subirla e pagarla.

Ditemi pure se non è così, ma ditemi anche che giustizia è quella che elimina i mezzi per provare le accuse relative ai crimini di chi detiene potere? Vi lascio con questa questione.

Questa discussione sulle puttane è “come rissa tra cani pastori; intanto lupo mangia tutte pecorelle”

Ah, per quanto riguarda l’enigma di partenza, se non sapete la differenza che intercorre tra un preservativo e un riccio, provate a mettere il secondo al posto del primo e vedrete che ve ne accorgerete immediatamente.

Saluti e baci

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