sabato 6 settembre 2008

5 IN ORTOGRAFIA, CARA GELMINI!!!



Amanda Nash. Presente!
È questo il mio primo ricordo della scuola. Ah, quanta nostalgia! Quanta nostalgia il grembiulino rosa con il fiocco bianco, i panierino con la merendina che mamma mi donava generosamente sull’uscio di casa, le alzate di mano per chiedere la parola, quella grande lavagna nera ruotante e il banchetto sul quale appoggiavo i miei quaderni con le righe grosse. Sembra ieri che iniziavo a scrivere a caratteri cubitali una sfilza di aeiou tutte con la codine, i puntini, etc… giorno dopo giorno. Tutto un anno speso a fare codine alle “a” e puntini sulle “i” … per non parlare di quegli orrendi incubi a cielo aperto rappresentate dalle consonanti… ah quante minchiate!!! Fine del romanticismo. Ma questa era la scuola di trent’anni fa.

Oggi invece le cose sono “diverse”: si va a scuola con il grembiulino rosa e il fiocco, il panierino è diventato uno zaino da scalatore dell’Everest , ci sono dei bei numeri sulle pagelle e se non si riga dritto c’è un bel 5 in condotta. Una gran bella differenza. Non c’è che dire!!!

Vi dirò, però, la cosa mi piace. Vi ho sorpreso nevvero? Eh beh, che volete farci io sono un patita del vintage… delle buone cose di una volta. Quest’anno infatti la scuola si veste in pieno stile anni 30 e ricomincia daccapo. Perché forse qualcosa del passato è valida anche oggi, ma soprattutto perché il progresso non una “qualità” applicabile a tutti i campi. È questo è sicuramente il caso dell’arte della cucina e della scuola.

Questa svolta “epocale” si deve al genio compreso (occhiali alla catwoman e tacco 15, tutto compreso!) di Mariastella Gelmini, il nostro “ministro” dell’istruzione. Insomma non c’è niente di meglio - in vista di un nullo assoluto - che riproporre qualcosa che in passato ha funzionato. Ok, grazie e arrivederci!!!

Tralasciamo un attimo questi dettagli pedagogici, perché fortunatamente i ragazzini sono più veloci e svegli di noi… ma anche più confusi, più obesi, più manovrabili. Ogni bambino di ogni epoca ha dovuto subire un sistema di cose che non si è scelto, e quindi tutti in riga e non rompete le palle!!!

La questione, la vera questione, è un’altra.

Il nuovo diktat è “si torni al maestro unico”. Su questo proprio i sindacati non c’hanno visto più dall’incazzatura, preconizzando un numero indefinito di insegnanti a spasso. Anche su questo, vi dirò, la cosa non mi frega più di tanto; voglio dire, il gioco delle poltrone in cattedra non mi interessa, perché invero non si lotta per la qualità dell’apprendimento quanto per parare il culo a qualche insegnante di troppo.

Adesso, provate a farci caso, la Gelmini parla di mastro unico ed io continuo a parlare di insegnanti… Una qualsiasi persona potrebbe banalmente asserire “embé, i termini sono sinonimi!”. Ed io potrei tranquillamente rispondere “Cara , tesoruccio caro, si vede che al tempo della distribuzione del cervello tu eri assente” e questo soprattutto perché “insegnante” e “maestro” non sono affatto sinonimi. Volete la prova? Bene, allora rispondete a queste semplici domande: “quanti insegnanti ci sono nella scuola italiana?”

Adesso rispondente a quest’altra domanda “quanti maestri ci sono nella scuola italiana?”

Se il cervello – come spero – si è attivato nella giusta maniera vi accorgerete che forse i conti non tornano. Manco pe’ niente. E questo era esattamente quello a cui stavo pensando io.

La Gelmini – asinaccia- come non poche in tutto questo suo slancio mistico verso il passato ha dimenticato di fare i compiti a casa. Io li ho fatti e questa è il mio temino dal titolo altamente criptico: Il maestro non esiste! Sottotitolo: Storia romantica di un’educazione maldestramente abbandonata ad un gruppo di mamme con la penna rossa.

Le donne italiane sono magnifiche e attente osservatrici del tutto opinabile circa gli uomini. Una delle classiche affermazioni – da manuale – è: gli uomini italiani sono tutti mammoni, non hanno le palle… e quell’uccello che hanno in mezzo alle gambe serve loro solo per pisciare. Da questo campione va naturalmente escluso Rocco Siffredi e tutti i portatori sani di problemi all’uretra. Il primo perché grazie al cielo esiste e si sente (soprattutto se ce l’hai tra le gambe) i secondi perché forse ancora risentono dei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale.

Ma torniamo a bomba, e concentriamoci sul temino: le donne si lagnano come cagne in calore prese a calci nel ventre per questa caratteristica degli uomini di oggi, ma in questo corale latrato dimenticano che non solo non sentono un cazzo (a proposito il numero delle lesbiche è in crescita), ma anche che non capiscono un cazzo. E mi riferisco al fatto che se il cervello uterino potesse una volta tanto azionarsi per qualcosa che non sia una borsetta griffata o per un’iniezione di botulino, forse potrebbe comprendere che la causa di tutto questo risiede proprio in loro.

La storia, si sa, non è mai stata la materia preferita dalle ragazze (preferiscono la contabilità del portafogli del marito), ma forse una piccola riflessione può spalancare una grande porta. Ok care mamme, ditemi da 50 anni i figli dove e con chi trascorrono i primi 15 anni della loro vita. Non lo sapete? Era chiaro, infatti sono i dettagli che continuamente vi sfuggono: i primi 15 i vostri pargoli maschi li hanno trascorsi così:
- 0-3 anni. Con la mamma, la zia, la nonna, la vicina.
- 4-6 anni. Con la mamma, la zia, la nonna, la vicina, la babysitter e la maestra dell’asilo
- 6-10 anni. Con la mamma, la zia, la nonna, la babysitter e le maestre delle scuole elementari.
- Dai 11 ai 13 anni. Con la mamma, la zia, la nonna, la babysitter e la professoresse delle scuole medie inferiori.

È solo dai 14 anni in sù che finalmente il pargolo comincia, in assenza del padre, a interloquire con i professori (maschi) della scuola superiore.

Ok fermiamoci a questi pochi dati e tiriamo le somme, tenendo presente che la personalità del bambino si forma nei primi anni di vita e che la costruzione dell’identità si costruisce in relazione ai modelli di comportamento che lo stesso vede e assimila nello stesso lasso di tempo. lo so, la “cosa” comincia a lievitare come il panettone di natale. Aggiungiamo anche che gli unici contatti con altri maschi avviene nelle relazioni “orizzontali” (tra bambini della stessa età e fratelli o cugini).

Ok adesso fate voi la somma o la moltiplicazione dei fattori, perché tanto il risultato sarò lo stesso: un caloroso ringraziamento al Dio dei cieli perché vostro figlio, strano a dirsi, non è diventato gay… ma sicuramente misogino. Si quello sicuramente, perché a 15 anni – dopo 15 anni di onnipresenza femminile – delle donne ne avrà le palle piene… e come dargli torto? Ma il peggio “ a da venire” perché di certo se non gay, vostro figlio nono solo vi odia a morte (per tutto il “male” materno subito) ma anche e soprattutto perché è diventato irrimediabilmente diventato dipendente da voi. Da voi mamme ovviamente. Detto in altre parole è diventato il classico, pigro, mammone avente come unico obiettivo di vita quello di incontrare una donna che riesca – con qualche ruga in meno e una vagina fresca – a prendere il posto della madre.

Perdonate la digressione, ma era utile al discorso. Ve lo giuro. Ve lo giuro sulla vita di mio nipote.

Ritorniamo alla nostra cara vecchia Gelmini. Tesoro, cara, non è forse che proprio ti sei dimenticata di pensare al vero problema educativo della scuola italiana? In Italia il 100 % del sistema educativo è in mano alle donne e di questo non mi fregherebbe un cazzo se non ci fossero di mezzo tanti potenziali uomini da allevare come tali nelle “stupide e ignoranti” mani dei modelli di riferimento sbagliati. Insomma, questi maestri do’ cazzo stanno?

Scusate l’alterco volevo solamente sollevare una semplice questione: dove minchia stanno sti maestri? La Gelmini parla di “maestro unico” e allora le questione sono due:
- Forse il ministro voleva dire “maestra unica”, ma con l’ortografia siamo messe male;
- Oppure che c’è stato un errore di sintassi, per cui la Gelmini faceva riferimento “all’unico maestro” (a quell’unico mastro bistrattato dalle colleghe in sovrannumero e che non ha nemmeno diritto di parola?) e non al “maestro unico”.
Il punto è che come al solito - tanto siamo imbevute di auto-adorazione - non siamo in grado di vedere i problemi della scuola: nella scuola italiana ci sono solo donne e questi cazzoni di mammoni sono opera nostra.

E allora care colleghe pedagogiste (forse qualcuna mi legge) anziché stare li a fare le modelle di riferimento e di fare i disegni più carini sui libri, sarà il caso che vi diate una mossa, che leggiate un po’ di psicologia dell’età evolutiva e che ristabiliate la “giustizia educativa”.

Alla Gelmini, faccio i complimenti per aver sollevato (inconsapevolmente) la questione.

Alla Carfagna, al tesoruccio caro del cavaliere nano coi tacchi, chiedo: ma non sarebbe il caso – in termini di pari opportunità - di attivarsi per le quote azzurre nel sistema educativo? E per dinci, lascia perdere le leggi sulla prostituzione !!!

Che poi, voglio dire, non che dopo il Berlusca anche tu vuoi che sia fatta una legge ad personam?

Oggi mi sono proprio rotta le ovaie!!!
Saluti a tutti!!!

3 commenti:

  1. "le lesbiche sono in aumento".
    Forse sono in aumento anche i gay. Per forza, in ogni film, telefilm, cartone animato e romanzo sono sempre dipinti come i più sensibili, artistici, intelligenti, simpatici e quant'altro. Che sia propaganda?
    Per le lesbiche il discorso cambia: la si butta sulla frase "scopano meglio di un uomo". Mej cojoni!

    Fra

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  2. La scuola italiana è in mano alle donne, il 90% degli insegnanti è di sesso femminile sopratutto nelle elementari e scuole medie inferiori.

    E' possibile che le donne, anzichè blaterare su milioni di discorsi tutti a loro favore, non si stanno accorgendo che la scuola sta sfornando una quantità di asini impressionanti sia diplomati che laureati, tutti in cerca di lavoro "in teoria" senza avere le competenze per entrarci o di crearlo.

    E' possibile che non vedono la differenza abbissale tra quello che tentano di insegnare e la realtà lavorativa. Donne non vedete che il know how dei nostri studenti non è sufficiente per lanciarli nel vero mondo del lavoro.

    Voglio vedere quando è che vi svegliate, voglio vedere quando è che insegnate ciò che può essere effettivamente utile per la società.

    La scuola sta dormendo insieme a tutte le insegnanti, vive in suo isolato mondo senza collegamenti con l'esterno senza rapporti con la vita delle nostre aziende.

    Professoresse che si illudono di fare correttamente il loro lavoro, basta raccontare agli studenti quello che hanno raccontato lo scorso anno, se poi, in futuro, i giovani incontreranno difficoltà a trovare lavoro non gliene frega niente.

    La scuola ha bisogno di insegnanti svegli e che preparano un terreno fertile alle nuove generazioni.

    Basta con queste autoadorazioni, talmente forti che non ci si rende conto di quanto si sta sbagliando, giocando sulla pelle dei giovani.

    Non si deve più sentire quando si incontrano due insegnanti donne all'interno della scuola "ciao, ho comprato queste scarpe rosse, sono proprio belle, tutti mi hanno fatto i complimenti". Complimenti.

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  3. Si caro Angelo, ha proprio centrato il punto... anche se la preparazione è solo uno dei veri problemi della scuola di oggi.
    è una questione di approccio alla realtà e alla costruzione delle identità dei bambini.
    A volte queste strane figure di maestrepensano che per educare sia sufficiente essere mamme anche sul luogo di lavoro... delle baby sitter, insomma.
    e ahimé noi siamo ancora fermi al grembiulino rosa...
    chissà cosa avra voluto dire?
    è davvero un mistero!!!

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