sabato 16 agosto 2008

... E ALLA FINE GLIEL'HA DATA




Gli esperti in geriatria sono soliti affermare che la menopausa segna il passaggio della donna dall’età feconda a quella sterile. Il tutto avviene, si sa, accompagnato da tutta una serie di effetti “collaterali”: caldane, sbalzi d’umore, prime avvisaglie di rincoglionimento e, dulcis in fundo, aumento del desiderio sessuale arricchito dal diktat di doverla dare a chiunque ce la chieda finché si è ancora in tempo, o di donarla generosamente a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta nei tempo passati. Insomma, la menopausa ha effetti retroattivi… un po’ quelle leggi ad personam tanto care ad una certa classe politica.


Non sono solita fare nomi, ma stavolta farò anche i cognomi: Santanché. Daniela Santanché(ritratta in foto durante la campagna elettorale ndr).
La più liftata delle donne di destra dopo la Mussolini (le cui labbra sono state sottratte al museo della scienza navale e riciclate per il salvataggio di 2000 extracomunitari a largo delle coste di Lampedusa) ha reso noto in questi giorni che, dopo averci rotto i coglioni con quegli estenuanti tira-e-molla col Cavaliere nano, ha deciso di capitolare e di concedergli “finalmente” l’accesso all’arida zolla. (vedi Libero del 7 agosto e l’Espresso del 21 agosto)


Il primo ad essere stupito di questo dietrofront è stato lo stesso mr B, il quale, in preda all’ennesimo indizio di sopravvenuto morbo di Alzheimer, ha ovviamente negato di averne fatto richiesta. Insomma perché ambire alla virtù di una vecchia e attempata gallina, quando si possono ottenere senza fatiche quelle di promettenti veline a forma di ministre delle pari-opportunità?



Vi dirò, il dubbio mi aveva sfiorato, anche perché con tutti i ritocchi che puoi fare, ci sono cose che non si possono fingere… come ad esempio la pazzia, le rughe nelle mani, e la disposizione del proprio corpo nello spazio. Ed è proprio in riferimento a quest’ultimo baluardo dell’integrità della Santanché che si concentra lo stupore della rimanente popolazione italiana dotata di almeno due neuroni. Vi ricordate infatti lo scassamento di minchia con cui la Danielona dal photoshop fraudolento continuava ad ammorbare l’atmosfera pre-elettorale? No? Male, molto male, e soprattutto strano, molto strano; anche perché non capita spesso vedere un’orda di galline che bisticciano per decidere se le donne di destra preferiscano le posizioni “orizzontali” a quelle “verticali”… che poi, voglio dire, perché non includere alternative più convincenti? Che so, a novanta gradi o quella del missionario?!


Al termine di questa bagarre, in cui la Santanché sentenziò di essere l’unica "alfieressa" della politica italiana capace di dire “no” a destra e a manca, una parte di quei pochi esseri pensanti che l’aveva votata aveva apprezzato la sua integrità, il suo non arretrare davanti a situazioni di comodo, il suo ostinato ma garbato standing professionale, la sua femminilità immune ad ogni piaggeria.


Concluse le elezioni, qualcosa però qualcosa iniziò a cambiare: la sua visibilità politica e sociale – a parte quel picco dovuto alla boutade sulle prostitute - cominciò (giustamente) ad appannarsi… e lei come ogni donna-donna-donna-priva-di-fantasia resasi conto che la sua patonza non era più ambito oggetto di desiderio (qualora lo fosse mai stata) iniziò a fare quello che qualsiasi altra donna-donna-donna-alla-canna-del-gas-con-le-ragnatele avrebbe “normalmente” fatto in questi casi: darla.


Oddio, se ella non si fosse ostinata a pubblicizzare questo ipotetico quanto surreale modello di donna, forse oggi sarebbe a fare buona compagnia alla Carfagna e tutto sarebbe risultato “coerente” col modus essendi delle donne che si illudono di fare carriera.
Ad ogni modo, oggi a pochi mesi dalla fine dei giochi politici, la Santanché – con un dietrofront che non ha nulla di strategico – non solo tenta un riavvicinamento all’uomo che non gliel’aveva mai chiesta, ma lo fa anche nel peggiore dei modi: rimangiandosi in un sol boccone tutte quelle palate di merda che si era divertita a lanciare contro i suoi detrattori, e prostituendosi come meglio le riesce.



E così improvvisamente si odono parole del tipo: “è meglio tornare col Cavaliere” o “la politica si fa così” (mentendo e ingannando coloro che hanno creduto in lei. Per fortuna pochi).


Il punto allora è uno solo: Daniela non desiderava “la” poltrona, ma “una” poltrona… una qualsiasi. E per questo ci ha preso in giro, lasciandoci intendere che forse il suo fosse davvero un modo diverso di vedere le cose e i destini delle donne. Ci ha davvero illuso: lei non è una donna verticale, anzi è la più orizzontali di tutte le altre. E non potrebbe avere le palle nemmeno se se le ricamasse sullo slippino contenitivo.



La Santanché è una donna come la gran parte di noi (o di voi): le piace fare la gran donna, la gran troia (politicamente parlando), le piace tradire, illudere, farsi corteggiare. Ed è così soprattutto perché non possiede uno straccio di idea valida, non una vera idea politica…ma sa, o può, solo tristemente ribadire al mondo attorno a sé una sola e unica verità: che le donne non sono nulla senza l’aiuto e il potere di un uomo.


Per quanto mi riguarda invece è solo patetica… e decisamente più in basso delle altre che ambiscono a risollevare le sorti delle pari opportunità delle donne.


No, care amiche, non illudetevi : non c’è da risollevare nulla… solo sdraiarsi, divaricare le gambe, riempirsi la bocca di un pasto caldo e ringraziare gli “inter-venuti”.

Amanda

1 commento:

  1. amanda, purtroppo (tranne i vecchi augelli democristiani che, passata la tempesta, tornano sempre più spavaldamente a far festa) molti votano a sinistra per riflesso pavloviano, vagheggiando il pasto caldo di un’immagine gratificante di se stessi, democratica, solidale, intelligente (perfino il borghese de sica e l’aristocratico visconti si fingevano di sinistra, onde scansare la diffidenza dei retori), sicché solo un demagogo come il cavaliere poteva raggranellare i voti per salire al governo. del resto, antropologicamente parlando, la dinamica elettorale è stata codificata da gran pezza: vince barabba. si fosse presentato un candido trentenne, volenteroso e assetato di giustizia, avrebbero vinto loro, gli altri barabba (quelli che, immobili come cariatidi, si facevano sculacciare in pubblico da un saltimbanco come moretti, tossicchiavano, si aggiustavano la cravatta, e con faccia di tolla riprendevano tranquillamente il banchetto). questo, con buona pace di cormac mccarthy e dei fratelli coen, è senz’altro un paese per vecchi.

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