domenica 14 dicembre 2008

A NATALE, REGALATI UNO STEREOTIPO



“A Natale bisogna essere più buoni”. Io questa frase me la sarò sentita ripetere si è no una volta l’anno negli ultimi trentacinque (quando andava bene) , ma quest’anno, differentemente dall’opaca acquiescenza degli anni precedenti, ho deciso di voltare pagina, decidendo repentinamente di ribellarmi a questa gran cazzata dell’albero, del presepio, dei cenoni interminabili… ma soprattutto delle palle di Natale.

C’è chi tutti gli anni ne compra una mezza dozzine per rimpinguare lo sguarnito fuscello di plastica, c’è invece qualcun altro – me per esempio - che aspetta Natale per svuotare gli armadi e l’anima di quelle palle che anno dopo anno riempiono copiosamente la propria coscienza.

Io quest’anno mi sono regalata una vagonata di sincerità… e un badile; la prima per mettere a nudo alcune false verità storico-culturali, l’altro per seppellire il più alto numero di coglionazze patentate - dotate di SUV - graziosamente denominate “mamme d’oggi”.

Il detto recita ”di mamma c’è ne una sola”… ed io ogni volta mi ripeto ossessivamente “Per fortuna! Per fortuna!!!”. Questo è infatti uno di quegli strani momenti della vita in cui ringrazio Iddio per averci dato di default questa enorme BOTTA DI CULO. Perché, diciamocelo francamente, nulla è più nocivo al mondo delle mamme… dopo l’amianto.
Vi starete chiedendo – ma forse già lo immaginate – perché questo travaso di bile uterina ad una settimana esatta dalla evento più improbabile che sia mai stato elaborato da una mente malata autorizzata per intercessione divina. Beh, datemi il tempo di spiegare, ma prima consentitemi una piccola digressione.
Al termine dei miei lunghi e penosi studi sociologici, credo di aver finalmente identificato le due principali macro-categorie di donne: le single e le sposate. La grande differenza che le separa non è – come potrebbe facilmente essere dedotto – un cerchietto di stupido metallo al dito recante una data che la maggior parte vorrebbe successivamente dimenticare, quanto un’idea… o come la chiamano gli aziendalisti, una vision.
Nelle prime – nelle single – c’è un’idea di “discontinuità”; c’è infatti un desiderio di “rottura” (e quanto rompono le single è noto a tutti), di evoluzione, di emancipazione… di futuro. E questo futuro è solitamente qualcosa di avveniristico dove non c’è spazio per i retaggi culturali, per asimmetrie socio-culturali, per la limitazione del potenziale che ognuna di noi sente come il fattore X della propria vita.
Nelle seconde, c’è invece un’idea di continuità, di tradizione, di saldo ancoraggio ai principi regolatori della vita sociale e biologica. In altre parole, c’è in loro un desiderio di mantenimento dell’identità forte… e più in generale un’idea di mantenimento. Il loro.
Il punto nodale di tutta la questione è che, alla fin della fiera, mentre il primo modello appare a tutte seducente, il secondo risulta alla fine quello vincente. E questo per un eminente motivo: mentre le prime si iscrivono al circolo delle Pari opportunità, cazzeggiano in ammorbanti disquisizioni filosofiche su chi sia il più forte e la prima della classe, se la tirano… e professano obbligate astinenze (chi vuoi che se la fili una cessa logorroica?); le seconde si limitano a sfornare figli e figlie a loro immagine e somiglianza, contribuendo a mantenere inalterato lo status socio-culturale con il semplice uso del passa-parola. E poi dicono che le casalinghe non fanno un cazzo dalla mattina alla sera…

Per tornare a bomba (me le dia tutte, oggi prevedo un genocidio di genere), questa mattina deambulavo pigramente per gli affollati corridoi di un supermercato qualunque per fare un po’ di spesa, quando ad un tratto mi tornò alla mente di dover necessariamente comprare un pensierino per la figlia di una cara amica. Per adesso.
La ragazzina è tanto caruccia: un vero condensato di dolcezza e sorrisi spensierati, una bambina a cui non si può dire di no. E così, con il sorriso stampato sulla faccia e tutte le sane intenzioni del caso, mi avventurai nei corridoi riservati ai giocattoli. Vi giuro, non l’avessi mai fatto. Nell’arco di una manciata di secondi il mio sorriso cominciò a perdere il suo smalto per trasformarsi nel più orrendo degli incubi ad occhi aperti: corridoi improvvisamente scoloriti in un monocromatico rosa shopping che indulgevano, quando andava bene, ad un più intenso lillà. Ma questo era niente: fatine griffate, atletiche e siliconate pretty-girl, principesse, sirenette spuntavano da ogni rosea confezione recante il marchio CE… come dire che non sono tossiche. Certo se le mangi non ti succede nulla, ma se ci giochi vedrai che qualcosa ti succede…

E poi c’erano in bella mostra tutti i tipi più avveniristici di necessaire per crearsi i gioielli di plastica (siamo abituate alla bijouterie) , per fare deliziosi manicaretti col cucina portatile, per rifarsi le unghie a mo’ di puttana thailandese, per decolorarsi i capelli (tutti le bambole sono bionde. Mah!), per tatuarsi il corpo di fatine glitterate, per fare la mamma della bambina della bambina, l’infermiera, la parrucchiera, la stilista, l’adescatrice di uomini più anziani, la badante, la maestra. Insomma: un condensato di strumenti-ancora capaci di affossare anche la più promettente delle femministe nonché di annebbiare la più chiara idea di evoluzione culturale.
E il lavaggio del cervello continua con l’abbigliamento – tutto rosa, neanche a dirlo – per continuare con gli accessori rosa del PC, la macchina fotografica… il tutto condito da tulle, organza, profumo di fresie, rosso fragola.
Non un oggetto sembrava neppure vagamente ipotizzare una scelta intelligente, un’alternativa valutabile. No, La cosa più drammatica di tutto il quadretto era ovviamente le mamme, improvvisamente divenute le appassionate consigliere del gusto… e le più agguerrite detrattrici dello spirito critico. Almeno fino a 14 anni.
A partire da questa età, le mamme – le stesse di cui sopra, ma con un colore di capelli più finto di prima – cominciano infatti a chiedersi come mai la propria figlia si diventata così mignotta… e soprattutto così precocemente. L’invidia, si sa, è il tratto caratteristico di noi donne… e di certo la matematica non è mai stata la nostra materia preferita, perché forse una preventiva, semplice somma di tutte le minchiate, le idee preconcette, gli stereotipi le avrebbe aiutate a capire che forse non sono gli uomini a non consentire l’evoluzione di un modello culturale. Le donne di oggi, sono le bambine di ieri… e da quando in quando l’educazione è stata in mano agli uomini? Si care amiche, smettiamola di addossare le colpe delle nostre sconfitte agli uomini; ci piace portare la gonna, sempre o a convenienza, ma non siamo neppure cerebralmente pronte ad ammettere che la fossa ce la scaviamo benissimo da sole.
Ci piacciono i vantaggi dell’essere donna, ma urliamo “discriminazione” se gli altri ci vedono come noi siamo.
È questa la nostra sconfitta, e le cose non cambieranno finché non ci ostineremo a sviluppare operazioni culturali dotate di senso: cominciamo dunque a boicottare le case produttrici di giocattoli, le riviste che dipingono come noi non vorremmo essere, a fare lavori diversi, a truccarci e profumarci di meno, a fare meno le puttane.

Cominciamo ad essere davvero coraggiose. Facciamolo davvero perché, fintanto che percorreremo questa strada, il totale della somma sarà sempre e soltanto una bambola di gomma. E neanche di buona qualità.

Buon Natale

8 commenti:

  1. Ragiono sempre in termini evoluzionistici. Non è da molto che ho fatto questa ipotesi, ma per me è come l'uovo di Colombo: ritengo che l'emancipazione femminile sia un fenomeno che, per natura, si autoestingue. Cioè ammettendo che le donne di indole più emancipata abbiano meno probabilità di avere figli, diffonderanno meno i geni, qundi la tendenza all'emancipazione e nell'arco di qualche generazione si avranno delle bambine molto "femminili", come peraltro mi sembra stia già succedendo.
    Accetto smentite.

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  2. Come faccio a smentire. Penso la stessa cosa.

    almeno non sono la sola a farlo.

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  3. Ciao Amanda, è la prima volta che leggo il tuo blog e devo farti i complimenti!
    E la prima volta che leggo di una donna che fa una sana autocritica della sua condizione di genere.. faccio persino fatica a credere che tu sia una femmina! ;)

    Noi maschi ormai veniamo descritti, dai media alla vita di tutti i giorni. come il peggio del peggio: stupratori, indolenti, insensibili o troppo sensibili, inferiori, pigri, incapaci, mammoni e Dio solo sa cos'altro.
    Come molti anch'io sono stanco di queste definizioni appioppate aggratis dalla "propaganda" femminista (vedi la pubblicità del bimbo carnefice e la bimba vittima di Donna moderna,allucinante)

    Finalmente qualcuna di voi si sta rendendo conto di come questa legittima richiesta di un ruolo delle donne migliore nella società ormai sia diventata la parodia di se stessa, bisognerebbe fare una cernita di che cosa è accettabile per entrambi i sessi e cosa no, altrimenti a prenderselo in quel posto saremo entrambi, fingendo di ignorare le normali differenze che la natura ha deciso per noi.

    Ciao

    Sergio

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  4. Ho letto un paio di commenti fuori luogo. la cosa non mi piace. qui si fa satira di costume.

    siete pregati di rimanere in tema e di produrre qualcosa che sia diverso dalle stronzate che ho letto.

    per Elisa: grazie, ma non è necessario che prendessi le mie difese. So difendermi da sola.

    sull'altro commento stendo un velo pietoso.

    da ora in poi mi prendo la libertà di approvare i vostri post.

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  5. amanda sei un mito!!!tuo cugino è fiero di te

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  6. Ciao Amanduccia, forse sono off topic ma ci tengo a farti gli auguri di buone feste, sicuramente il 2009 sarà un anno foriero di positività economiche, bisogna crederci. Auguroniiiiiiiiii!!!!!
    Yotanka, quello dell'Angolodelpensierosparso.

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  7. Allora forse ho qualche speranza di salvezza, non avendo mai giocato con le bambole (la massima attenzione che ricevevano da me era quella di una repentina svestizione, un attento taglio di riccioloni e un'esposizione prolungata in terrazza, fino a quando la MAMMA non me le riportava, imborotalcate e rivestite, ripitturate a volte con le gotine insopportabilmente rosa, nella vana speranza di intenerirmi).

    Un pediatra aveva emesso un verdetto inappellabile: "signora, se sua figlia non gioca con le bambole non avrà l'istinto materno".

    E giù bambole ad ogni ricorrenza possibile, di tutte le foggie, stili ed età. E tutte, puntualmente, facevano la stessa fine. A parte una, che era nera e aveva gli occhi scuri, come i miei. L'unica sopravvissuta. Le altre le recuperava di nascosto il mio fratellino e se le portava a letto, mosso a compassione (?). Puntualmente, le scoprivo e tirando giù le lenzuola lo mettevo di fronte al suo tradimento di genere, cosa che lo faceva vergognare immensamente e disprezzare le povere invalide creature di plastica precedentemente recuperate.

    Durante il giorno, si sfogava coi suoi soldatini.

    Non so se c'è una correlazione, ma è diventato militare ... E io mamma piena di angosce perché pensavo di non esserne degna/capace.

    Ho fatto sicuramente molti errori (ma quelle che giocavano con le bambole pure), ma se non altro ho rotto lo schema .. spero ...

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  8. Carissima,
    eh si uno schema lo hai rotto.
    ...e perché lo schema venga rotto per davvero dobbiamo parlarne e "contagiare" altre potenziali rompi-schema.

    Io intanto tremo, perche qul cazzo di Befana ci metterà tutte nel sacco ancora una volta.

    aiuto!!!!

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